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Diabete e nuovi farmaci per ridurre il rischio di Insufficienza Renale

Nei pazienti con nefropatia diabetica Canagliflozin preserva la funzione renale e assicura nel contempo una protezione cardiovascolare.

 

Il Diabete Mellito è una patologia in continua crescita, a causa dell’invecchiamento della popolazione, la riduzione dell’attività fisica e gli attuali stili di vita. Una delle complicanze più temibili è la nefropatia, ossia la perdita di proteine nelle urine e lo sviluppo di insufficienza renale. È il Prof. Luca De Nicola, nefrologo dell’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, a darci il quadro della situazione e a spiegarci le ultime conquiste in fatto di terapie.

 

Professore qual è la situazione dei diabetici con malattia renale cronica in Italia?

“Secondo uno studio della Società Italiana di Nefrologia effettuato in collaborazione con l’ANMCO e l’Istituto Superiore di Sanità, in Italia sono 2,2 milioni i soggetti con malattia renale cronica e, di questi, circa 650 mila hanno una nefropatia secondaria al diabete. 45mila sono in dialisi – 13 mila a causa del diabete. Altra considerazione importante è che il paziente con malattia renale diabetica ha un elevato rischio di morte prematura per eventi cardiovascolari ed è proprio la complicanza renale ad aumentare questo rischio.

In pratica, tra i pazienti con nefropatia diabetica chi si salva da un infarto, uno scompenso o un ictus spesso finisce in dialisi. Stiamo parlando dunque di una malattia dal grande impatto in termini di sopravvivenza e ad altissimo costo come cure. Per questo, oggi l’obiettivo di diabetologi e nefrologi è quello di ritardare il più possibile l’entrata in dialisi, agendo con farmaci antiproteinurici (che riducono l’escrezione delle proteine, tossiche per i reni, nelle urine) e, contemporaneamente, riducendo la progressione della malattia renale, ridurre anche il rischio cardiovascolare”.

 

Quali erano fino ad oggi le terapie a disposizione?

“Nel 2001 due studi dimostrarono che l’utilizzo di antagonisti dell’Angiotensina II nei pazienti con nefropatie diabetiche avevano l’effetto di ridurre la proteinuria e rallentare l’ingresso in dialisi, poi, per i successivi 15 anni, non si fecero ulteriori passi in avanti. Fino a poco tempo fa quindi i pazienti con malattia renale diabetica venivano trattati con farmaci anti Angiotensina II che sono sì efficaci, ma riducono solo del 20% la progressione del danno renale, lasciando ad alto rischio circa il 50% dei pazienti: sicuramente un miglioramento terapeutico ma non un’ottimizzazione della terapia”.

 

Quali sono le ultime novità?

“Nel 2015 sono stati immessi sul mercato gli SGLT2 inibitori, nuovi farmaci antidiabetici che avevano anche un effetto di nefro protezione, con il limite, però, che la popolazione presa in esame era a basso rischio di insufficienza renale. Finché nell’aprile 2019 è stato pubblicato sul New England Journal of Medicine un nuovo studio, il CREDENCE, che, per la prima volta, prendeva in esame una popolazione tutta affetta da Diabete Mellito di tipo 2 associata a malattia renale cronica diabetica in trattamento con anti Angiotensina II. Lo studio andava a valutare, rispetto alla terapia standard, l’efficacia dell’inibitore SGLT2 Canagliflozin con una somministrazione di 1 compressa da 100 mg al giorno sulla progressione della malattia renale. I risultati raggiunti – dopo due anni e mezzo di osservazione – hanno dimostrato che questo farmaco riduce del 30% il rischio di progressione verso la dialisi, abbassando la proteinuria e migliorando la funzione renale. Non solo. Si riduceva anche il rischio di scompenso cardiaco del 40%. Si può affermare quindi che il Canagliflozin abbia un’efficacia nefro-protettiva, cardiovascolare, effetti associati ad un ottimo profilo di sicurezza”.

 

E i prossimi step?

“È necessario cambiare strategia e approccio al paziente in un’ottica di multidisciplinarietà che veda una collaborazione tra nefrologi e diabetologi per migliorare la prognosi. È anche auspicabile che i nefrologi possano prescrivere tramite il SSN questi farmaci dal momento che, oltre ad essere protettivi sul rene, il meccanismo di azione antiperglicemico è renale (stimolano la perdita di glucosio con le urine). Ad oggi i nefrologi sono prescrittori in tutta in Europa tranne che in Italia. E deve, infine, migliorare ancor di più la prevenzione, utilizzando questi farmaci prima che ci sia un diabete conclamato e complicato, ossia già in presenza delle prime lievi alterazioni della glicemia. In questo senso bisogna che il medico di famiglia o il diabetologo vada a testare in questi pazienti due parametri: la creatinina, per stimare la funzione renale, e la proteinuria, con l’esame delle urine. Entrambi sono test di laboratorio a bassissimo costo ma con una grande valenza nell’identificare il paziente con malattia renale al quale – alla luce dei risultati di Credence – penso sia diventato obbligatorio prescrivere il Canagliflozin”.

LDN foto

Ospedale Sant’Orsola Malpighi, Via Massarenti 9 Bologna

Prof. Luca De Nicola

Prof. di Nefrologia.  Dip. di Scienze Mediche e Chirurgiche Avanzate Università della Campania L. Vanvitelli

Via M. Longo 50, 80138 Napoli

Tel. +39 081 2549405

Mail: luca.denicola@unicampania.it

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