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Ipertrofia prostatica, curare il problema senza paura

Il Prof. Antonio Gaetano Rampoldi, Direttore della Radiologia Interventistica dell’Ospedale Niguarda di Milano, ci illustra la nuova metodica mini invasiva per sconfiggerla

Ipertrofia prostatica benigna (IPB) è un ingrandimento della ghiandola prostatica  dovuta  a proliferazione degli elementi stromali e ghiandolari della prostata, assai frequente, con incidenza  del 70% negli uomini dopo i 70 anni. Un esperto in questo campo è il Prof. Antonio Gaetano Rampoldi, Direttore della Radiologia Interventistica dell’Ospedale Niguarda di Milano. Laureato in Medicina e Chirurgia all’Università degli Studi di Milano, ha conseguito la specializzazione in Radiodiagnostica e Radioterapia ed in Oncologia. È Professore a contratto alla Scuola di Specializzazione di Radiologia dell’Università Statale di Milano ed alla Scuola di Specializzazione di Chirurgia Vascolare della medesima Università e ha eseguito come primo operatore circa 9.000 procedure di radiologia vascolare ed interventistica. Membro della Società Europea di Radiologia Interventistica, è autore di circa 80 pubblicazioni su riviste italiane e straniere e relatore a numerosi congressi italiani e stranieri. La radiologia interventistica che il Prof. Rampoldi dirige, è specializzata nel trattamento di un gran numero di patologie vascolari (dal posizionamento di accessi vascolari alle procedure più complesse nei trattamenti dell’aneurisma dell’aorta), oncologiche (embolizzazione, chemioembolizzazione, quindi trattamenti mirati sul tumore) ed extravascolari, mediante l’uso di tecniche poco invasive. Queste ultime approcciano le varie tecniche di embolizzazione, che vengono utilizzate non solo per i traumi ma anche per tutta una serie di patologie benigne (fibromi uterini od ipertrofia prostatica).

 

Prof. Rampoldi, che significa embolizzazione?

Embolizzare vuol dire andare a chiudere. Quindi, attraverso l’iniezione di materiali (particelle, spirali, colla), noi otturiamo i peduncoli vascolari, spingendoci il più possibile all’interno dell’organo per togliere il flusso di sangue.

 

Ci parli della nuova metodica mini invasiva messa a punto dalla sua équipe per curare l’ipertrofia prostatica.

Ci siamo approcciati alla metodica dell’embolizzazione della prostata tre anni fa, dopo la mia esperienza in Brasile, a San Paolo, con il Prof. Carnevale. Dal 2013 ad aggi abbiamo trattato 140 pazienti, sintomatici con prostata ingrossata. Un gruppo era composto da anziani portatori di catetere vescicale a permanenza, senza il quale non erano in grado di urinare e con una serie di comorbidità tali da non essere candidabili all’intervento chirurgico. Attraverso la metodica  di embolizzazione abbiamo allargato il canale, portando l’80% di questi pazienti, ossia 4 su 5, a poter fare a meno definitivamente del catetere. Ciò significa che abbiamo modificato radicalmente la qualità di vita di questi pazienti, riducendo anche il rischio di infezioni legate proprio al catetere. Il secondo gruppo era composto da pazienti più giovani, circa 60-65 anni, con prostata ingrossata, sintomatologia da ipertrofia prostatica, come aumentata frequenza minzionale, soprattutto notturna, getto scarso, urgenza, a volte con intolleranza ai farmaci ed effetti collaterali riguardanti principalmente la sfera sessuale. Ora, il paziente che rientra in questa fascia d’età, è ancora sessualmente attivo, ma i farmaci che è costretto ad assumere ne riducono la libido e possono anche provocare eiaculazione retrograda. Pertanto, risolvere i sintomi dell’ipertrofia prostatica senza gli effetti collaterali dei farmaci, è molto importante. L’alternativa ai medicinali è l’intervento chirurgico, ma anch’esso provoca l’eiaculazione retrograda. Con la nostra tecnica, che si fa in anestesia locale con ricovero giornaliero, ma il paziente può anche essere dimesso in giornata, non c’è nessuna ripercussione sulla sfera sessuale. La metodica  di embolizzazione consiste nel provocare l’occlusione delle piccole arterie della prostata iniettando micro-particelle, intorno ai 300 micron, attraverso un  piccolo tubicino (microcatetere) introdotto a cielo coperto, ossia senza alcun taglio ma con una semplice puntura con un ago in un’arteria periferica come quella femorale, ma in futuro contiamo di farlo nell’arteria radiale, per togliere il flusso di sangue alla parte centrale della prostata. In tal modo si ha l’apoptosi, ossia la morte cellulare, successivamente i meccanismi di riparazione dell’organismo assorbono questo tessuto e si arriva ad una sorta di allargamento naturale del canale di emissione dell’urina, con remissione dei sintomi.

Prof. Antonio Gaetano Rampoldi

Direttore della Radiologia Interventistica – ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda

Piazza Ospedale Maggiore, 3 – 20162 Milano
Segreteria: 02.64442700
Fax: 02.64442881
antonio.rampoldi@ospedaleniguarda.it

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  1. Gent .mo Dottor ,
    ,Le invio la documentazione riguardante l’intervento di embolizzazione prostatica eseguita in data 03/03/2016 presso l’Ospedale Santa Croce di Cuneo effettuata dal dott. Grosso Maurizio, a seguire una sequenza di esami PSA -testosterone , ecografie vescicale dove si evince :
    che al momento dell’intervento la prostata era abbastanza ingrossata come oggi , successivamente si nota uno sgonfiamento notevole con abbassamento del PSA e della ritenzione urinaria e un successivo ingrossamento progressivo.
    Chiedo un suo autorevole parere perche’ e’ avvenuto tutto questo ? e conseguentemente un suo consiglio sul da farsi . Nel ringraziarla cordialmente saluto e rimango in attesa . Giuseppe Gebbia

    1. Buongiorno, nell’articolo trova i riferimenti del Dottore, lo contatti direttamente così che possa aiutarla.

  2. Vorrei sottoporsi anche io alla embolizzazione della prostata ed il tuo è il primo commento che trovo on line. Mi piacerebbe conoscere come è finita la tua storia. Mi puoi contattare su FB Enzo garbin il mio num 3882408124. Grazoe

  3. Post comment

    Fernando Riccitelli says:

    Dopo l’embolizzazione della prostata con il passare del tempo si perde la prostata? Grazie

    1. Buongiorno, le consigliamo di contattare direttamente il medico.

  4. SALVE, TROPPO FACILE NON RISPONDERE, DICENDO SEMPRE DI CONTATTARE IL MEDICO