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Malattie del fegato: la rilevanza sociale della gastroenterologia e dell’epatologia

La Prof.ssa Burra, Direttrice dell’U.O.S.D. “Trapianto Multiviscerale” dell’Azienda Ospedaliera di Padova, ci parla degli aspetti della problematica

Tra le malattie del fegato, o malattie epatiche, rientrano una serie di patologie accumunate dal danneggiamento delle cellule, dei tessuti e/o delle funzioni epatiche. A parlarcene, la Prof.ssa Patrizia Burra, Direttrice dell’U.O.S.D. “Trapianto Multiviscerale” dell’Azienda Ospedaliera Università di Padova. Laureata in Medicina e Chirurgia a Padova, si è poi specializzata in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva. Importante nell’ambito della sua formazione professionale l’esperienza triennale all’estero come Visiting fellow alla Liver Unit and Liver Research Laboratories, Queen Elizabeth University Hospital di Birmingham. La sua attività è volta principalmente alla ricerca di base su cellule staminali, ricerca clinica sulle malattie epatiche, complicanze della cirrosi e trapianto di fegato. Grazie alle sue competenze è stata recentemente nominata come prossimo Presidente della Società Internazionale dei Trapianti di Fegato (ILTS), mandato che inizierà a maggio. Ha scritto più di 240 articoli scientifici su riviste internazionali e dal 2014 è Professoressa Associata MED12 di Gastroenterologia all’Università degli Studi di Padova.

Prof.ssa Burra, quali sono le principali malattie del fegato?

Le malattie più comuni sono le forme virali causate dal virus dell’epatite C e dal virus dell’epatite B, che prediligono il sud dell’Europa. Le malattie colestatiche, invece, sono più diffuse nel Nord Europa. La cirrosi epatica è una malattia estremamente rilevante in Italia, responsabile, secondo gli ultimi dati Istat, di una mortalità di circa ventimila persone all’anno. La Medicina e la specialità della Gastroenterologia, insieme alla disciplina dell’Epatologia, hanno una rilevanza sociale notevole e le malattie del fegato, se non curate in tempo, hanno un esito negativo. In questo contesto la prevenzione dovrebbe essere fatta a livello di fattori di rischio. L’epatite B e l’epatite C, ad esempio, hanno una incidenza elevata tra chi fa uso di droghe per via endovenosa. L’Italia è stato uno dei primi paesi al mondo a proporre e diffondere la vaccinazione contro l’epatite B. Per il virus C, invece, non esiste ancora un vaccino, anche se da anni diversi laboratori di ricerca nel mondo lavorano a tal proposito. I nuovi farmaci antivirali contro l’epatite C hanno cambiato completamente il mondo dell’epatologia. Sono disponibili da circa tre anni e sono degli strumenti potenti contro il virus, rappresentando un passo avanti importante per tutto il mondo sanitario, grazie alla loro capacità di distruggere il virus nel 90-100% delle persone con una malattia moderata. Nella persona già ammalata, bloccano ed eliminano il virus, evitando a chi ha avuto un’epatite cronica, che la malattia del fegato progredisca; nella popolazione con una malattia di fegato avanzata, invece, è possibile avere la neutralizzazione del virus in una percentuale che per quanto inferiore, secondo le previsioni, dovrebbe portare alla scomparsa di questa patologia entro 25 anni.

Quali altre problematiche si inseriscono nei disturbi legati al fegato?

Altro grande capitolo è quello della malattia da alcol. La prevenzione sul consumo alcolico deve partire dalle scuole per far comprendere ai ragazzi i rischi del bere in maniera inadeguata. La problematica sociale, dunque, diventa una problematica di tipo organico, di malattia che, purtroppo, può iniziare in giovane età. Ci sono centri specializzati che convincono i soggetti che l’abuso di bevande alcoliche è una malattia e non un vizio. Bisogna agire sulla dipendenza e l’alcol è una di queste: va trattata la parte psicologica della malattia. Ci sono malattie frequenti nei paesi nordici legate ad una predisposizione genetica. Queste malattie sono chiamate: colangitesclerosante primitiva, colangite biliare primitiva, malattia epatica autoimmune. Si tratta di disturbi che colpiscono di solito persone, sia maschi che femmine, in età abbastanza giovane e non vi è nessun preavviso di cosa possa accadere se non analizzandogli esami del sangue alterati o purtroppo nelle fasi già avanzate, il colorito giallo della cute. Se diagnosticate in fase precoce sono trattabili con i farmaci; se non vengono curate adeguatamente queste forme possono progredire e portare a malattie epatiche terminali. Non solo, ma in soggetti con malattia epatica da virus B, virus C e da alcol si può sviluppare il tumore del fegato.

Prof. Patrizia Burra

U.O.S.D. “Trapianto Multiviscerale” Azienda Ospedaliera Università degli Studi di Padova

Via Giustiniani, 2 – 35128 Padova
Segreteria: 049.8212890

burra@unipd.it

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