La Dermatite Atopica è una patologia cronica della pelle che ha un impatto significativo sulla vita dei pazienti, con le terapie oggi disponibili è possibile tenerla sotto controllo anche nel lungo termine.
Il prurito costante è un disturbo invisibile che affligge il quotidiano e lascia un segno profondo nella vita dei pazienti affetti da Dermatite Atopica. La Dr.ssa Silvia Mariel Ferrucci, Medico Dermatologo del Policlinico di Milano, dove dal 2007 è Responsabile del Servizio di Dermatologia Allergologica e Professionale, ci ha fornito le risposte sulla dermatite atopica, malattia infiammatoria, e sulle terapie che aiutano il paziente anche nel lungo termine.
Dr.ssa Ferrucci, cos’è la Dermatite Atopica, quali sono i fattori scatenanti e quali i segnali da tenere sotto controllo?
‘La Dermatite Atopica (DA) è una malattia infiammatoria cronica di origine multifattoriale che presenta lesioni eczematose associate a un prurito importante con un impatto negativo sulla qualità della vita. In questa patologia i fattori fondamentali sono sostanzialmente tre: le alterazioni della barriera cutanea, l’ambiente e il sistema immunitario. La predisposizione genetica incide sulla qualità della barriera cutanea che, se non efficace, determina la perdita di acqua con conseguente secchezza della pelle. Dall’altra parte, tutto ciò che arriva sulla cute, come microrganismi o agenti ambientali (chimici o naturali), può penetrare facilmente e stimolare il sistema immunitario che può reagire con uno stato infiammatorio e a volte portare a una sensibilizzazione allergica. Il tipo di infiammazione che si crea è chiamata di tipo 2, caratterizzato da aumentata produzione di molecole pro-infiammatorie (citochine) in particolare le interleuchine 4 e 13. Proprio queste due molecole sono il bersaglio delle terapie biotecnologiche che oggi abbiamo a disposizione per il trattamento della dermatite atopica. L’esordio della patologia può iniziare nei primi anni di vita (l’80% nei primi 5 anni); un’alta percentuale va in remissione con la crescita, mentre 1 paziente su 4 dovrà conviverci per sempre.
Quali disagi potrebbe incontrare chi presenta questa patologia?
‘Imbarazzo, impotenza, frustrazione, isolamento, ansia (anche con idee suicidarie), assenteismo o pre- assenteismo. L’impatto psicologico è un fattore che bisogna tenere in considerazione in un approccio olistico del paziente, al momento della scelta terapeutica; un buon controllo della DA permette di migliorare quindi questi aspetti e ripristinare una buona qualità di vita. È importante avere una buona gestione della malattia e curare lo stile di vita perché la pelle atopica si irrita facilmente. Il disagio maggiore deriva dal fatto che l’eczema spesso è presente in sedi visibili come il volto, collo e mani e che le manifestazioni cliniche sono molto variabili anche nello stesso paziente in differenti momenti della propria vita. Inoltre, la dermatite atopica può costituire un ostacolo nel rapporto con gli altri, vita sociale e di coppia, dato che tale condizione, in particolare in fase acuta/essudante, può essere percepita anche come contagiosa. Nella maggior parte dei casi la DA si risolve con il passaggio dall’età adolescenziale all’età adulta; in alcuni casi può andare in remissione verso l’adolescenza per tornare in età adulta o esordire in età adulta. Ciò che è certo è che la pelle rimane sempre sensibile. La terapia varia a seconda della gravità della malattia. Per le forme moderate gravi che non rispondono alla terapia antinfiammatoria topica è indicato il passaggio alla terapia sistemica. Oggi con l’arrivo dei nuovi farmaci, anticorpi monoclonali e le piccole molecole, riusciamo ad ottenere un buon controllo della DA sia a breve che a lungo termine’
Come viene gestito un paziente nel lungo termine?
‘Per una buona gestione della patologia si deve educare il paziente a uno stile di vita corretto. La doccia o il bagno può essere fatto ogni giorno purchè vengano utilizzati detergenti non aggressivi, che non danneggino la barriera cutanea e che non contengano sostanze che possano indurre una sensibilizzazione allergica da contatto. L’utilizzo delle creme idratanti è importante perché ripristinano la barriera cutanea Queste ultime devono essere applicate regolarmente e, se questo non è sufficiente, è consigliato l’avvio di una terapia antinfiammatoria, inizialmente locale con cortisonici topici o con gli inibitori della calcineurina (pimecrolimus e tacrolimus). Quest’ultimi farmaci non danneggiano la barriera cutanea e quindi si possono utilizzare, in terapia proattiva (2 volte alla settimana), nel lungo termine per stabilizzare la malattia ed evitare le frequenti riacutizzazioni che caratterizzano il decorso della DA Per quanto riguarda la terapia sistemica in Italia per la rimborsabilità da parte di AIFA, il primo step è costituito dalla ciclosporina. Se la terapia con ciclosporina non porta ai risultati aspettati o fosse controindicata o non tollerata si può passare alla terapia con i nuovi farmaci biotecnologici.
Nel 2018 sono arrivati farmaci innovativi, gli anticorpi monoclonali e i Jak inibitori. Il primo anticorpo monoclonale è stato dupilumab, farmaco anti-interleuchina 4 (IL-4) che determina la doppia inibizione anti IL-4 e IL-13, seguito da tralokinumab e lebrikizumab (non ancora rimborsato in Italia) che invece hanno come bersaglio l’IL 13. I Jak inibitori prescrivibili oggi in Italia sono baricitinib, upadacitinib e abrocitinib.
In conclusione, l’armamentario terapeutico oggi disponibile permette una miglior gestione dei pazienti affetti da dermatite atopica, nel breve e lungo termine, con la possibilità di “personalizzare” la terapia.
La nostra speranza è che con le nuove terapie che hanno dimostrato un buon profilo di sicurezza ed efficacia nel lungo termine si possa migliorare significativamente la qualità di vita dei pazienti che devono convivere tutta la vita con questa patologia.
Contatti: Dr.ssa Silvia Mariel Ferrucci Medico Dermatologo e Ricercatrice UOC Dermatologia Policlinico di Milano Ospedale Maggiore | Fondazione IRCCS Ca' Granda Via Pace, 9, 20122 Milano MI Tel:02 55031 Mail:silvia.ferrucci@policlinico.mi.it