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Diabete di tipo 1 e innovazioni tecnologiche: verso il Pancreas Artificiale

Un sensore per il monitoraggio continuo dei livelli di glucosio, un microinfusore e un algoritmo matematico di controllo, interconnessi tra loro, consentono di emulare le funzioni

 

Il Diabete di tipo 1 è una patologia autoimmune caratterizzata dalla distruzione delle cellule beta del Pancreas che producono l’insulina e rappresenta circa il 5-10% di tutti i casi di Diabete Mellito. Per trattarla, ad oggi è necessaria una terapia cronica con multiple iniezioni giornaliere di insulina associate all’automisurazione della glicemia capillare da parte del paziente. Ma, come ci spiega il Prof. Marco Infante, Professore di Endocrinologia presso l’UniCamillus di Roma, nel corso degli ultimi anni si è assistito a notevoli progressi nelle tecnologie impiegate per la gestione del Diabete di tipo 1, oltre che del Diabete in generale.

 

Dottore, cos’è il Pancreas Artificiale?

“Oggi sono disponibili diversi sensori impiantabili nel tessuto sottocutaneo che consentono il monitoraggio continuo del glucosio evitando la puntura dei polpastrelli per misurare i valori di glicemia. I microinfusori consentono invece l’infusione continua di insulina nel tessuto sottocutaneo. Lo sviluppo di sofisticati algoritmi in grado di far dialogare in maniera “wireless” i sensori di rilevamento del glucosio ed i microinfusori ha permesso di realizzare il cosiddetto Pancreas Artificiale, un sistema di infusione dell’insulina costituito da tre componenti interconnessi: il sensore sottocutaneo, il microinfusore e l’algoritmo matematico di controllo”.

 

Quali vantaggi porta il Pancreas Artificiale e in quali tipologie di pazienti è indicato?

“Da un punto di vista pratico, il Pancreas Artificiale ha il gran vantaggio di liberare il paziente dalle multiple iniezioni quotidiane con le penne di insulina, nonché dal frequente monitoraggio della glicemia attraverso la puntura dei polpastrelli. Inoltre, diversi studi hanno evidenziato come questo sistema determini un significativo miglioramento del compenso glicemico, oltre che una riduzione delle ipoglicemie e della variabilità glicemica.

L’uso del Pancreas Artificiale può essere quindi particolarmente vantaggioso nel Diabete di tipo 1 caratterizzato da scarso controllo glicemico e/o ipoglicemie severe o episodi ricorrenti di ipoglicemia. Tutti i pazienti con Diabete di tipo 1 (compresi bambini ed adolescenti) possono potenzialmente beneficiarne, tuttavia la motivazione e il corretto addestramento del paziente sono elementi indispensabili per poter intraprendere un percorso terapeutico con i moderni sistemi tecnologici”.

 

Quali sono le prospettive future della ricerca sulle tecnologie applicate alla gestione del Diabete?

“I dispositivi attualmente in commercio consentono di emulare le funzioni del Pancreas di una persona sana, ma in maniera parziale. Infatti, gli attuali sistemi di infusione di insulina disponibili vengono definiti “ibridi” in quanto sono in grado di automatizzare soltanto l’infusione basale di insulina, ossia la produzione pancreatica di insulina che avviene lontano dai pasti, mentre al momento del pasto o dello snack, il paziente deve comunicare manualmente al Pancreas Artificiale il quantitativo esatto di carboidrati che intende assumere, per poter calcolare la quantità di insulina da somministrare come bolo prandiale. Il passo successivo sarà quello di sviluppare un Pancreas Artificiale che simuli completamente il comportamento del pancreas di una persona sana rilevando il pasto in maniera automatizzata. A tal proposito, i primi risultati degli studi in corso sono promettenti. Inoltre, si sta studiando la possibilità di integrazione dei sistemi di infusione di insulina con tecnologie sofisticate capaci di rilevare in maniera automatica anche altre variabili che influenzano la glicemia, come l’esercizio fisico, il sonno o situazioni di stress. Infine, sono in corso trial clinici per valutare l’efficacia del Pancreas Artificiale “a doppio” o “triplo ormone”, in grado di somministrare altri ormoni (oltre all’insulina) potenzialmente utili a prevenire le ipoglicemie e ridurre le iperglicemie postprandiali”.

 

A che punto è, invece, la ricerca sulla cura per il Diabete di tipo 1?

La ricerca per l’identificazione di una cura biologica per il diabete di tipo 1 continua incessantemente. Di recente, infatti, sono emersi dati incoraggianti riguardanti l’efficacia di nuove immunoterapie. Inoltre, i recenti progressi nel campo della medicina rigenerativa lasciano ben sperare. Nel frattempo, lo sviluppo di tecnologie sempre più avanzate non solo sarà utile per migliorare il compenso glicemico (con importanti ripercussioni in termini di prevenzione delle complicanze croniche della malattia), ma contribuirà a migliorare sempre di più la qualità della vita delle persone con Diabete di tipo 1”.

Contatti

Prof. Marco Infante

Professore di Endocrinologia presso UniCamillus, Saint Camillus International University of Health Sciences;

Specialista in Endocrinologia e Malattie del Metabolismo presso Diabetes

Research Institute Federation (DRIF), Università degli Studi di Roma Tor Vergata

Via di Sant’Alessandro 8, 00131, Roma

Mail: marco.infante@unicamillus.org /

marco.infante@uniroma2.it

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