Uno studio condotto all’ospedale universitario di Siena dimostra l’utilità clinica della tecnologia REMS nella valutazione dello stato osseo dei pazienti con osteoartrite. L’obiettivo è valutare se l’utilizzo di REMS può migliorare l’identificazione di osteoporosi in tale categoria dei pazienti. L’osteoartrite a livello lombare può potenzialmente portare a una sovrastima della densità minerale ossea (BMD) se misurata con la tecnica convenzionale DXA; è necessario dunque una diagnosi precoce accurata di osteoporosi e della BMD.
Per lo studio sono stati coinvolti cinquecento pazienti con osteoartrite e con una prescrizione medica per l’esame DXA. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a valutazione di BMD a livello lombare e femorale con entrambe le metodologie, DXA e REMS. I risultati hanno mostrato valori di T-score per BMD alla colonna lombare con la DXA significativamente più alti rispetto ai valori di BMD ottenuti con la REMS. Differenze più pronunciate sono state rilevate in pazienti con un grado maggiore di osteoartrite severa. Inoltre, la percentuale di soggetti classificati come “osteoporotici”, sulla base della diagnosi REMS, era notevolmente superiore a quella ottenuta con DXA. I risultati di questo studio indicano che, in una popolazione con osteoartrite a diversi livelli di gravità, REMS ha dimostrato una maggiore capacità di diagnosticare l’osteoporosi rispetto a DXA. Questo consente di poter avere una diagnosi precoce e più accurata e, di conseguenza, migliorare la qualità della vita dei pazienti con fragilità ossea, riducendo la probabilità di fratture e relative complicanze.