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L’impatto della pandemia da Covid-19 sulla salute mentale

L’emergenza pandemica sta senza dubbio pesando sulla salute mentale degli italiani a diversi livelli e con diversi esiti: dalla popolazione generale, al personale sanitario ai tanti ricoverati in terapia intensiva.

 

A  darci un quadro della situazione, il Prof.Mario Maj, Ordinario di Psichiatria e Direttore del Dipartimento di Psichiatria dell’Università della Campania “L. Vanvitelli”. Maj è stato Presidente della Società Mondiale, di quella Europea e di quella Italiana di Psichiatria, è Editor di World Psychiatry, la rivista psichiatrica con il più alto Impact Factor, ed è stato Direttore della Sezione di Neuropsichiatria del Global Programme on AIDS dell’OMS a Ginevra, contribuendo alla caratterizzazione dei problemi cognitivi legati all’infezione da HIV.

 

Come si identificano i disturbi mentali?

“I disturbi mentali sono elencati e descritti in un capitolo della Classificazione Internazionale delle Malattie dell’OMS, oggi alla sua 11a revisione. Come membro dell’Advisory Board Internazionale, ho partecipato alla stesura del capitolo, coordinando il gruppo che si è occupato dei disturbi dell’umore e dei disturbi d’ansia”.

 

Quale impatto sta avendo la pandemia sulla salute mentale?

“L’emergenza in corso ha avuto e sta avendo un notevole impatto sulla salute mentale degli italiani, anche se quest’aspetto è stato finora abbastanza trascurato dai nostri governanti. Nei tanti decreti che si sono succeduti, i riferimenti alla salute mentale sono stati scarsi e gli interventi previsti assenti o largamente insufficienti. Pesa il pregiudizio che parlando di disturbi mentali si possa “allarmare” la gente. L’impatto della pandemia sulla salute mentale si è manifestato e continua a manifestarsi a diversi livelli: quello della popolazione generale, quello delle persone colpite direttamente dall’infezione sintomatica e quello degli operatori sanitari”.

 

Che incremento hanno avuto i disturbi mentali in questo periodo nella popolazione generale?

“Nella popolazione generale abbiamo assistito – soprattutto nei mesi successivi al primo lockdown – a un aumento cospicuo delle richieste di aiuto per una serie di disturbi mentali che spaziano dalle reazioni acute da stress alla depressione, dall’ansia generalizzata ai disturbi del sonno all’agorafobia mista a nosofobia (paura di uscire di casa e di contagiarsi). Inoltre, diversi pazienti con patologie psichiatriche preesistenti hanno presentato una riaccensione della loro sintomatologia, in rapporto alla situazione di allarme e di incertezza che si è venuta a creare e/o all’interruzione non concordata delle cure farmacologiche e delle sedute di psicoterapia”.

 

Quali disturbi avete riscontrato, invece, nelle persone che hanno contratto l’infezione?

“Negli ultimi mesi è emersa la richiesta di intervento da parte delle persone colpite dall’infezione in forma sintomatica. I problemi più significativi si osservano in coloro che sono stati ricoverati in un’Unità di Terapia Intensiva e sottoposti alla respirazione meccanica. In queste persone si sta osservando con discreta frequenza il quadro del disturbo da stress post-traumatico, con ricordi intrusivi, incubi angosciosi e a volte veri e propri flashback riguardanti l’esperienza traumatica, oltre a uno stato di allarme persistente e all’evitamento degli stimoli che ricordano il trauma. In questi soggetti, inoltre, è più elevato il rischio degli attacchi di panico, della depressione, dell’ansia, dell’insonnia, nonché di sfumati quadri persecutori. In alcuni pazienti stiamo osservando disturbi cognitivi (problemi riguardanti la memoria, l’attenzione, la concentrazione, la programmazione delle proprie attività; a volte uno sfumato disorientamento nel tempo e nello spazio). È possibile che questa sintomatologia, in una parte dei casi, sia in qualche misura legata al trauma psicologico subito o a una componente psicopatologica vera e propria come la depressione. Sta emergendo tuttavia la possibilità che, in alcuni soggetti, sia implicata una componente “organica”, ossia legata all’azione diretta del virus a livello di alcune strutture cerebrali come l’ippocampo, oppure al ridotto afflusso di ossigeno al cervello o, ancora, alle complicanze vascolari o ai processi infiammatori innescati dall’infezione. Abbiamo attualmente in corso uno studio multicentrico con la partecipazione di cinque Università condotto su una casistica molto ampia, che si propone di chiarire i molteplici fattori implicati e le probabili diverse traiettorie di evoluzione nel tempo di questo deficit cognitivo”.

 

Quali sono, infine, i disturbi mentali più frequenti negli operatori sanitari?

“Nelle persone che sono state e sono in prima linea nella lotta alla pandemia si sono osservati e si continuano a riscontrare alcuni casi di grave esaurimento fisico e mentale, con sentimenti di inadeguatezza e di fallimento, spesso associati a problemi nelle relazioni. Una componente significativa di questi quadri è non raramente rappresentata dalla cosiddetta “moral injury” (“ferita morale”), cioè dal vissuto di colpa e di vergogna legato al fatto di aver dovuto assistere a situazioni che ripugnavano al proprio senso morale. In particolare, vedere morire persone che si sarebbero forse salvate se fosse stato possibile assisterle in modo più adeguato, o trovarsi a “scegliere” chi sottoporre a una determinata procedura terapeutica a causa della disponibilità limitata di attrezzature”.

 

Quale potrebbe essere una strada per attenuare questa situazione?

“Quest’impatto della pandemia, a vari livelli, sulla salute mentale richiederebbe il reclutamento nei Centri COVID di personale addestrato ad affrontare queste problematiche, l’attivazione di centri di ascolto psicologico nelle ASL, l’assegnazione di nuove risorse umane ai Dipartimenti di Salute Mentale, e l’erogazione di finanziamenti finalizzati all’aggiornamento degli operatori, soprattutto per quanto riguarda l’attuazione di interventi psicoterapeutici specifici, come quelli per il disturbo da stress post-traumatico, da svolgere anche con modalità digitali”.

Contatti

Prof. Camillo Ricordi

Direttore Istituto Ricerche sul Diabete e Centro Trapianti Cellulari Università di Miami

Twitter @CamiloRicordi

Linkedin, Facebook: Camillo Ricordi

Instagram: The Cure Alliance

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