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Sanità e Benessere Focus n°52

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Dott. Cogliati

La sfida dell’IRCCS San Gerardo dei Tintori nel panorama della salute e della ricerca in Italia

Claudio Cogliati
Presidente Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori – Monza

Il sistema sanitario italiano viene finanziato con il 6,5 per cento del Prodotto interno lordo: una percentuale troppo bassa, soprattutto se paragonata ad altri Paesi europei e del Nord America. La quota tedesca, per esempio, è pari al 10,9 per cento.

Un indiscusso sottofinanziamento che va di pari passo con l’aumento della spesa privata (Out of poket). Sarebbe invece opportuno che nel prossimo Def, il Documento di economia e finanza, fosse prevista una quota ‘rivoluzionaria’ per la sanità e che tale investimento si focalizzasse soprattutto sul personale e non solo in termini di retribuzione economica ma anche sul numero totale degli operatori.

La parola chiave non è solo aumento delle risorse ma razionalizzazione della spesa inappropriata.

In Italia, quindi, gli ambiti di miglioramento per il settore sanitario sono davvero numerosi. Partiamo dall’inappropriatezza di molte richieste, che implicano esami eseguiti senza reali necessità. Un’inappropriatezza stimolata dalla medicina difensiva, con avvocati che si lanciano in cause per ottenere risarcimenti non dovuti: una pratica da contrastare.

Il personale. Mancano medici e infermieri in settori chiave come ad esempio il pronto soccorso o la chirurgia d’urgenza o la medicina generale. Le cause di questa disaffezione sono la scarsa retribuzione, il notevole carico di lavoro, anche burocratico e la mancanza di motivazione. Come risolvere questa situazione così grave per il Bel Paese? Occorre investire risorse nelle cure territoriali, scommettere su nuovi modelli organizzativi e pensare a una retribuzione differenziata, maggiore o minore in base alle responsabilità di ciascun professionista.

È importante nell’immediato futuro collegare in maniera virtuale l’assistenza fornita dalle cure territoriali ai grandi hub ospedalieri, garanti di un’alta capacità di personalizzare l’intensità di cura elevata, grazie alle tecnologie più innovative.

I pazienti, anche quelli con pluri-patologie complesse potranno essere curati negli ospedali spoke e nelle case di comunità, assistiti dai loro medici e dai loro parenti, ma con un contatto diretto e costante con hub virtuali, come ad esempio l’ospedale San Gerardo di Monza, che garantiscano competenze multi-specialistiche. In altre parole: tutta la tecnologia disponibile da remoto, con ricoveri sempre più brevi e valorizzazione delle strutture di comunità.

È fondamentale che venga attuata dall’intero sistema di ricerca in Italia, in ambito sanitario, un’applicazione più immediata dei risultati derivanti dalle ricerche. In altre parole, meno pubblicazioni e più brevetti di strumentazioni medicali o prodotti farmaceutici immediatamente fruibili dai pazienti.

Sogno una ricerca più dinamica, che porti subito a risultati concreti. Spesso, certi brevetti o alcune start-up nella struttura pubblica non riescono ad arrivare ad una applicazione traslazionale (dal laboratorio al letto) propria degli IRCCS. Nella valutazione ministeriale degli IRCCS le pesature dei diversi obiettivi da raggiungere dovrebbero stimolare la capacità di arrivare a brevetti e creare nuove start up.

In Lombardia, e dove se non nella Regione più dinamica d’Italia, si possono valorizzare i risultati della ricerca e attirare investitori, fondi o piccole e medie imprese che desiderino sviluppare prodotti e servizi innovativi?
È quello che mi auguro per il futuro dell’Istituto che presiedo dal 1° gennaio 2023: più risorse, più personale, meno sprechi, più tecnologia al servizio del paziente, più innovazione e trasferimento tecnologico in tempi rapidi.

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