I primi due decenni del Nuovo Millennio hanno dovuto affrontare diversi e minacciosi problemi nella Salute Pubblica. Le epidemie virali emergenti, tra cui la SARS nel 2004, la MERS-CoV nel 2012, la malattia da virus Ebola nel 2013-16 in Africa Occidentale e più recentemente nella Repubblica Democratica del Congo, e la recente pandemia di SARS-CoV-2, hanno rappresentato le minacce più preoccupanti del “mondo dei microbi” contro l’Umanità. Mentre le infezioni pandemiche virali emergenti, a causa della loro rapida diffusione, minacciano tutti i paesi del mondo, le malattie infettive restano comunque presenti e proseguiranno oltre la pandemia da COVID-19. La maggiore preoccupazione degli ultimi due decenni è stata, infatti, l’aumento della resistenza agli antibiotici nei microrganismi batterici. Attualmente il principale volano alla base dell’insorgenza e della diffusione della resistenza antimicrobica è rappresentato dall’uso estensivo e spesso non necessario di antibiotici in ambito umano, veterinario e ambientale. Combattere le resistenze antimicrobiche è, quindi, un compito complesso che investe diversi attori e diversi scenari. L’ambiente sanitario rappresenta il crogiolo e la cassa di risonanza delle resistenze antimicrobiche, ed è dagli ospedali che spesso nascono le segnalazioni di germi difficili o, come amano definire i media, di superbatteri o “batteri killer”. Mentre l’abuso o l’uso improprio di antimicrobici determina una pressione selettiva sui batteri e contribuisce all’emergenza e alla selezione della resistenza antimicrobica, le scarse procedure di prevenzione e controllo delle infezioni, il sovraffollamento, la carenza di personale e programmi di ottimizzazione delle terapie antibiotiche limitati o mancanti, contribuiscono notevolmente alla crescita e alla diffusione di questi germi multiresistenti. A farne le spese è spesso il paziente più fragile, sottoposto a procedure invasive e immunodepressive; a sua volta, questo paziente sarà serbatoio e fonte di microrganismi multiresistenti in ospedale, e in genere nelle strutture assistenziali, e in comunità. Prima che tutta l’attenzione del pubblico e dell’assistenza sanitaria fosse concentrata su COVID-19, affrontare la resistenza antimicrobica era il problema principale nelle malattie infettive e nell’assistenza sanitaria. E a tale fine sono state intraprese iniziative su diversi fronti, tra cui un approccio “One Health” diretto alla prevenzione nei vari ambiti in cui insorge e si sviluppa la resistenza, una sensibilizzazione del pubblico, programmi formativi, ricerca ed innovazione nella diagnostica rapida e nella ricerca di nuovi farmaci antibatterici, aumento delle pratiche igienico-sanitarie e più estesamente di controllo delle infezioni, incremento dei programmi e dei sistemi di sorveglianza, e infine la definizione di bisogni e risorse da coprire o incrementare. Quando “la polvere” creata da COVID-19 si depositerà un po’, troveremo gli stessi problemi che ci siamo lasciati alle spalle, troppo intenti a gestire solo questa pandemia di portata inaudita. Mentre la domanda di Salute cresce e crescerà sempre di più in tutto il mondo, la tecnologia avanza, gli interventi chirurgici diventano più complessi e la disponibilità di farmaci e ausili diagnostici e terapeutici sarà sempre più ampia e moderna; di conseguenza aumenterà il rischio di sviluppo di infezioni nelle strutture sanitarie e quello dello sviluppo di resistenze antimicrobiche, con il loro peso di morbosità, mortalità e costi per la comunità. Se i fattori di rischio e tutte le altre ragioni socio-economiche per lo sviluppo e la diffusione di infezioni emergenti permarranno nei prossimi anni – e non c’è motivo per cui non lo faranno – queste infezioni rappresenteranno una sfida per il Sistema Sanitario nei prossimi decenni, poiché la preparazione ospedaliera e comunitaria è limitata, la consapevolezza tra professionisti e media aumenta solo quando è in atto un’epidemia, e la prevenzione è spesso insufficiente. Iniziative come quelle di Sanità&Benessere, del cui nuovo Comitato Tecnico Scientifico con grande piacere farò parte, rappresentano il migliore strumento per diffondere quelle conoscenze scientifiche “vere”, basate su evidenze e su solide ricerche, che fanno crescere la consapevolezza della Salute come bene individuale e comune.
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