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Sanità e Benessere Focus n°29

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Green pass in evoluzione…

di Pierpaolo Sileri

Sottosegretario di Stato al Ministero della Salute

Dopo quasi due anni di convivenza forzata, è ormai chiaro che SARS-CoV-2 è un virus dinamico. Con le sue molteplici mutazioni si sta diffondendo nella popolazione mondiale in versioni diverse, più o meno insidiose. L’ultima, almeno al momento in cui scrivo, è la Variante Delta (individuata per la prima volta in India) che le evidenze suggeriscono possa essere dal 40% al 60% più trasmissibile rispetto alla precedente Variante Alpha (“inglese”), la prima grande variante a preoccupare l’UE. La buona notizia è che anche la Variante Delta sembra rispondere bene alla doppia vaccinazione. Tuttavia, la sua eccezionale diffusione in Europa e nel mondo, e la consapevolezza che il virus “fa il suo mestiere” facendo nascere nuove varianti, ci porta a dover rivedere di volta in volta la nostra strategia di contenimento alla pandemia. Se il virus è dinamico come ci sta mostrando, lo dobbiamo essere anche noi. Questo significa esser sempre pronti ad adattare le nostre misure e i nostri comportamenti a seconda della situazione epidemiologica. In questo senso, possiamo considerare il Green Pass come uno strumento in evoluzione: in Italia siamo stati tra i primi a prevederlo per consentire lo spostamento in sicurezza dei cittadini fra una regione e l’altra; poi è arrivato quello europeo che ci consente di circolare tra i vari Paesi; e nel caso la situazione dovesse peggiorare, possiamo pensare al Green Pass come uno strumento per evitare nuove chiusure e lockdown. Al Green Pass infatti può accedere chi è stato vaccinato, chi è guarito e chi è risultato negativo a un tampone eseguito entro le 48 ore precedenti. In definitiva, il Green Pass è uno strumento che certifica che chi lo possiede ha un bassissimo rischio di trasmettere il virus agli altri.

È seguendo la stessa logica “dinamica” che è stato abolito l’obbligo di indossare la mascherina all’aperto. Nel momento in cui la metà della popolazione aveva ricevuto almeno la prima dose di vaccino abbiamo deciso che si poteva fare questo ulteriore passo in sicurezza. Ma per non dover tornare indietro è necessario affidarsi al buon senso. Non siamo più costretti a indossare la mascherina all’aperto, ma bisogna comunque averla sempre in tasca ed essere pronti a rimetterla nelle situazioni a rischio, come quelle in cui c’è assembramento. Facciamo un esempio: quando usciamo per una passeggiata all’aperto la mascherina la teniamo in tasca, ma se c’è da fare la fila dal gelataio allora la rimettiamo finché ci ritroveremo nuovamente in condizioni di sicurezza.

Nel frattempo abbiamo rinforzato sia il tracciamento che il sequenziamento del virus con l’obiettivo di tenere costantemente sotto controllo il diffondersi della nuova variante o di eventuali nuove, monitorando anche la possibile presenza di focolai. Non possiamo proteggerci dal virus se non controlliamo la sua diffusione e i suoi cambiamenti.

Ma la nostra più importante arma contro SARS-CoV-2 rimane la vaccinazione. Dobbiamo correre per proteggere quanti più soggetti possibili e questo obiettivo lo possiamo raggiungere solo grazie ai vaccini, arrivando a tutti e convincendo le persone che ancora esitano con comunicazioni chiare, semplici e supportate dalla scienza. Dobbiamo rassicurarle, una ad una. Dobbiamo spiegare loro il perché non devono temere i vaccini e il perché è importante immunizzarsi sia per proteggere sé stessi che gli altri. Lo dobbiamo fare subito soprattutto in vista del ritorno a scuola. La mia speranza è che a settembre i nostri figli possano ritornare in sicurezza tra i banchi di scuola e che i nostri ragazzi possano finalmente riprendere le lezioni in presenza nelle università. Da quando è scoppiata la pandemia questa è la nostra prima vera occasione di prendere il sopravvento sul virus: in questo momento ci stiamo riuscendo e dobbiamo fare in modo di non perdere questo vantaggio.

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