Skip links

Sanità e Benessere Focus n°35

Sfoglia Scarica

Interdisciplinarietà e Umanità: i valori guida della Neuroetica per un futuro sostenibile

di Padre Alberto Carrara
Presidente dell’Istituto Internazionale di Neurobioetica (IINBE), Direttore del Gruppo di Neurobioetica (GdN) dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, Membro della Pontificia Accademia per la Vita, Fellow dell’UNESCO Chair in Bioethics and Human Rights e Docente di Neuroetica presso la Facoltà di Psicologia dell’Università Europea di Roma

Il 2022 è l’anno dei 20 anni dalla definizione considerata “canonica” della Neuroetica. Il 13 e 14 maggio di vent’anni fa – era il
2002 – a San Francisco in California si svolse il primo congresso mondiale di esperti in materia intitolato: Neuroethics: mapping the field. Aprendo i lavori, il politologo del New York Times William Safire (1929-2009) suggerì quella che divenne una delle definizioni più citate di Neuroetica e che gli valse, per molti anni, una presunta “paternità” del termine prima che venisse reso noto l’articolo Neuroethics of “walking” in the newborn di Anneliese Alma Pontius. Safire così descrisse la Neuroetica: quella parte della bioetica che si interessa di stabilire ciò che è lecito, cioè, ciò che si può fare, rispetto alla terapia e al miglioramento delle funzioni cerebrali, così come si interessa di valutare le diverse forme di interventi e manipolazioni, spesso preoccupanti, compiute sul cervello umano. Il cervello umano, o meglio, il sistema nervoso di cui esso è parte, non è un sistema tra i sistemi; le neuroscienze cioè non possono venir comparate con le altre scienze biologiche per una semplice ragione: il loro oggetto di studio ha una relazione stretta e interdipendente con le dimensioni più propriamente umane dell’umano, dall’autocoscienza alla creatività, dalla responsabilità all’amore.
Nel contesto odierno nel quale lo sviluppo tecnologico applicato alle neuroscienze apre scenari spesso inimmaginabili che comportano, da un lato, maggiore efficienza e precisione nei settori neurochirurgici con importanti mitigazioni degli effetti collaterali, dall’altro canto, le tangibili manipolazioni e modificazioni sempre più precise del comportamento umano, delle emozioni e delle diverse caratteristiche della personalità umana, suscitano preoccupazione e timori.
Per questo diventa imprescindibile quella riflessione sistematica ed informata tanto sulle neuroscienze e neurotecnologie, come sulle loro interpretazioni che oggi è la Neuroetica o Neurobioetica. Non tutte le prospettive interdisciplinari su questa riflessione avranno lo stesso valore per la prassi e l’impegno sociale. Quelle “neuroetiche” attente alla centralità della persona umana intesa in modo integrale ed integrato, e non secondo logiche parziali e riduzionistiche, potranno aiutare ad edificare un presente che valorizzi, dal punto di vista neurale e personale, non solo le molteplici dimensioni umane, quindi non solo “tutto l’uomo”, ma “ogni uomo” su questo pianeta. Anche per la Neuroetica vale, e forse ancora di più di altre discipline, l’insegnamento per il quale “nessuno si salva da solo” e che l’umanizzazione della scienza e della tecnologia, sempre e comunque, saranno gli antidoti a ogni possibilità di autodistruzione dell’umanità.

Soddisfatto? Continua a leggere gli altri editoriali

Informati su tutte le news in ambito medico e sanitario

Leggi altri numeri
torna alla homepage