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Sanità e Benessere Focus n°36

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Vaccini e farmaci anti-COVID-19

di Giorgio Palù*

Attualmente cinque vaccini anti COVID-19 sono stati approvati dalle Agenzie regolatorie occidentali (FDA, EMA) e dall’AIFA e risultano in uso: due sono a mRNA (Pfizer/BioNTech e Moderna), due a vettore adenovirale (AstraZeneca e Janssen) e uno contenente la proteina S ricombinante (Novavax).Già per questo autunno siamo in attesa dell’arrivo di nuovi vaccini “adattati”, polivalenti,  ovvero diretti contro la variante Omicron e le altre varianti e sub-varianti emergenti che preoccupano. Alcuni vaccini anti-COVID-19 sono in corso di valutazione:

1.Vero Cell è un vaccino inattivato sviluppato da Sinovac Life Sciences Co., Ltd. l contiene anche un “adiuvante” in grado di potenziare la risposta immunitaria. 

  1. HIPRA è un vaccino Spagnolo costituito da sequenze peptidiche del dominio legante il recettore umano ACE2 delle varianti Alfa e Beta che sembra attivo anche contro Omicron. 

3.Sputnik V è un vaccino sviluppato dal Centro nazionale Russo Gamaleya basato su due diversi vettori adenovirali difettivi per la replicazione in vivo (AdV26 e AdV5), incapaci di causare malattia.

  1. Infine, il vaccino Valneva è un vaccino costituito da SARS-CoV-2 inattivato e addizionato con due “adiuvanti”, sostanze che aiutano a rafforzare la risposta immunitaria.

Nel contempo per i vaccini già autorizzati si stanno valutando gli studi a supporto dell’estensione di indicazione pediatrica, relativamente a Moderna, nei bambini dai 6 mesi di età, e a Novavax, per soggetti sopra i 12 anni di età.

Sul fronte delle terapie va ricordato che in Italia abbiamo avuto disponibili da subito, su base emergenziale nazionale, due antivirali orali per il trattamento degli adulti che non necessitano di ossigenoterapia supplementare e che presentano un elevato rischio di sviluppare una forma severa di COVID-19. Per la precisione sono paxlovid (PF-07321332/ritonavir) e Lagevrio (molnupiravir). Paxlovid è stato reso disponibile a fine aprile, con prescrizione da parte dei medici di medicina generale per il trattamento precoce (entro 5 giorni dall’insorgenza dei sintomi) di COVID-19. Lagevrio (molnupiravir), pur se autorizzato in Italia, è attualmente ancora in fase di valutazione EMA.

Parimenti autorizzato e già da tempo in uso, ma solo per somministrazione endovenosa, è il Veklury (remdesivir). Nel contesto dei farmaci che non sono dotati di effetto antivirale specifico e diretto ma che sono attivi sul meccanismo patogenetico legato a COVID-19, sono stati autorizzati tocilizumab (uninibitore della citochina infiammatoria IL-6) e anakinra (un inibitore della citochina infiammatoria IL-1). È stata inoltre raccomandata l’immissione in commercio di Evusheld, una associazione dei monocolnali tixagevimab e cilgavimab in grado di ridurre del 77% il rischio di infezione da SARS-CoV-2, con durata della protezione dal virus stimata in almeno sei mesi. L’associazione mantiene efficacia anche nei confronti di sottovarianti di Omicron.

Possiamo quindi affermare che a oltre due anni dalla comparsa di SARS-CoV-2 disponiamo di diverse opzioni sia preventive che terapeutiche sicuramente efficaci a contrastare gli effetti della pandemia. 

Il nostro Paese si sta attrezzando con i fondi del PNRR e IPCEI (importanti progetti di interesse comune europeo) per investire in progetti di ricerca sia di base sia industriale che ci pongano in una posizione in grado di competere con le Nazioni più avanzate nell’ambito delle scienze biomediche e dello sviluppo di nuovi farmaci e trattamenti innovativi. Questo sforzo, associato ad una rivisitazione del nostro Sistema Sanitario e della Medicina generale è indispensabile per metterci in grado di essere pronti a rispondere adeguatamente a questa e a nuove emergenze pandemiche che inevitabilmente si verificheranno.

 

* MD, FESCMID, Professor of Microbiology and Virology Emeritus Professor, University of Padova
Adjunct Professor of Neurosciences and of Science and Technology, Temple University, Philadelphia, U.S.A.

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