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Sanità e Benessere Focus n°40

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Danni collaterali da COVID-19: la sfida dei prossimi mesi.

a cura di Nicola Petrosillo
Infettivologo
Responsabile della Prevenzione e Controllo delle Infezioni
Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico, Roma

La pandemia di COVID-19 è responsabile di crisi sanitarie, economiche e sociali di portata e significato tuttora non completamente conosciuti. Oltre al numero di decessi e all’incertezza sulle cure che sono necessarie per i pazienti con sequele post-acute dell’infezione da SARS-CoV-2, si stanno già valutando le conseguenze non intenzionali, cosiddetti “danni collaterali”, per tutti gli altri pazienti che hanno visto, soprattutto nelle prime fasi della pandemia, limitato il loro accesso alle cure. La quantificazione di questi danni è appena iniziata, ma il loro impatto durerà ancora per molti mesi e forse per anni.
Nei mesi del lockdown e delle forti restrizioni dovute a misure sanitarie non farmacologiche per ridurre il rischio di diffusione di SARS-CoV-2, in molti paesi colpiti dalla pandemia, fra i quali il nostro, abbiamo assistito ad un fenomeno insolito in sanità pubblica, cioè a quello del sottoutilizzo dei sistemi sanitari, che vuol dire essenzialmente non fornire cure e assistenza a persone che ne avevano bisogno. In passato abbiamo sentito parlare molto di uso eccessivo dei sistemi sanitari e del suo impatto sull’economia sanitaria: l’epidemia da COVID-19 ha cambiato radicalmente questa prospettiva. Il sottoutilizzo è venuto alla ribalta perché, durante le ondate più critiche della pandemia, molte delle attività sanitarie programmate sono state interrotte ed è stata alterato il modo tradizionale di accesso dei cittadini alle risorse sanitarie.
Nei momenti più bui della pandemia, tutti gli sforzi e tutte le risorse sono stati diretti nella lotta contro COVID-19, sia nei paesi ad alto reddito che in quelli con risorse limitate ma, in questi ultimi, con un forte, e talora devastante, impatto sui già deboli sistemi sanitari.
Nel campo della lotta alle malattie infettive tradizionali, lo spostamento e l’allocazione delle risorse sanitarie nella prevenzione e cura dei pazienti con COVID-19 ha significato una netta riduzione dei processi attivi di prevenzione, trattamento e gestione ambulatoriale riguardo a HIV, tubercolosi, malaria, vaccinazioni prenatali e pediatriche, soprattutto, queste ultime, nei paesi a basso reddito e a basse risorse sanitarie. Anche le attività di controllo delle infezioni e di “stewardship” antimicrobica sono saltati in molti contesti, a causa del fatto che le risorse umane a loro dedicate sono state reindirizzate verso la gestione di COVID-19. Ma, ancora più preoccupante, è stato il rinvio o, addirittura, la cancellazione di interventi chirurgici non urgenti, di visite ambulatoriali per la prevenzione o il trattamento di tumori, diabete, ipertensione, ed altre patologie croniche.
Ci vorrà tempo per colmare questo vuoto; la prossima epidemia sarà quella del “contraccolpo” delle patologie croniche non sufficientemente prevenute o trattate in quei terribili recenti due anni che speriamo esserci definitivamente lasciati alle spalle.
E’ questa la vera sfida della Sanità dei prossimi mesi!

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