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Sanità e Benessere Focus n°48

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Bassetti

INFEZIONI DA BATTERI ANTIBIOTICO RESISTENTI: UNA PANDEMIA SILENZIOSA MA LETALE

di Matteo Bassetti*

Le infezioni da batteri antibiotico-resistenti sono un problema che ci riguarda a livello
globale con dati molto precisi e preoccupanti: 5milioni di persone ogni anno nel mondo
muoiono per infezioni da batteri-resistenti e la prospettiva, stante a un lavoro
commissionato già nel 2014 dal governo Cameron ci diceva che nel 2050 la prima causa
di morte al mondo, più ancora dei tumori, saranno proprio le infezioni da batteri antibiotico
resistenti (per i quali si usa l’acronimo anglosassone AMR) con 10 milioni di morti ogni
anno. Un dato allarmante, in particolare per l’Europa, con la previsione di una forbice di
350/400 mila morti ogni anno per questo problema. Nello specifico l’Italia è purtroppo tra i
paesi peggiori di questa classifica: attualmente il numero di morti annuali per queste
infezioni è stimato in ospedale in circa 15000 (legate o attribuite all’antibiotico resistenza),
a cui si devono associare almeno il doppio di persone che invece muoiono fuori dagli
ospedali; il computo totale porta il numero a circa 40mila morti all’anno. Perchè siamo
arrivati a questa situazione? Gli antibiotici sono, giustamente, stati considerati farmaci
miracolosi in quanto hanno cambiato la storia del mondo da quando abbiamo iniziato a
farne uso (all’incirca dai tempi dalla 2a guerra mondiale in poi), ma, per citare un testo di
Stewart Levi “Come la cura miracolosa sta distruggendo il miracolo”, sono stati spesso
scambiati più per farmaci sintomatici che non eziologici: gli antibiotici hanno salvato milioni
di vite umane ma sono sempre meno efficaci. La quantità di antibiotici pro-capite utilizzata
è un marcatore direttamente proporzionale all’inadeguatezza del Sistema Sanitario,
ovvero più questo non funziona più il loro consumo si alza. L’idea comune è quella che
l’utilizzo di un antibiotico possa limitare i danni ed evitare l’ospedalizzazione, quando
spesso accade invece il contrario: dare un antibiotico quando non serve complica
l’infezione, il paziente è costretto a rimanere più a lungo in ospedale, la spesa sanitaria si
alza, aumenta la mortalità e in più si selezionano batteri resistenti, che poi ci colonizzano e
vengono eliminati nell’ambiente in cui viviamo.
In Italia è stato istituito circa 10 anni fa un piano nazionale di contrasto all’antibiotico
resistenza (PNCAR) ma che evidentemente non ha funzionato considerando che siamo in
testa alle classifiche negative, infatti molti altri paesi che erano nella nostra condizione 20
anni fa hanno completamente invertito le curve. E’ arrivato il momento in cui questo
argomento, non può più essere trattato esclusivamente dagli specialisti (microbiologi,
infettivologi, rianimatori,..) ma è fondamentale che diventi appannaggio di medici di
medicina generale, internisti e soprattutto della popolazione nel suo complesso.
Importante anche che la lotta alle pandemie, così come ai batteri resistenti si faccia a
livello globale in linea con il concetto di “Onehealth” che si sta sempre più affermando in
ambito sanitario, e che deve includere anche il campo alimentare (allevamenti animali e
fattorie di pesci) e agrario. La questione riguarda anche la classe politica: ascolti la
comunità scientifica e preveda incentivi che permettano di investire nella ricerca, sempre
più carente e poco redditizia. Le grandi industrie farmaceutiche investono oggi
principalmente nelle malattie croniche, ma la lista di nuovi antibiotici o di antibiotici efficaci
(con nuovi meccanismi di azione) oggi è veramente molto carente, specialmente per le
infezioni ospedaliere da microorganismi gram negativi, che ad oggi registrano una
mortalità fino al 50% (ad esempio infezioni urinarie da catetere, polmonite in rianimazione,
infezioni addominali, sepsi da catetere venoso centrale), per le quali si ripropongono
vecchi antibiotici con aggiunta di inibitori di carbapenemasi e beta lattamasi per riattivare e
rinforzare la funzione dei vecchi.
Se da un lato aumentare gli investimenti può essere parte della soluzione, d’altro canto è
fondamentale responsabilizzare personale medico e popolazione su corretta prescrizione
e utilizzo degli antibiotici, che vanno presi solo in presenza di infezioni batteriche e non
virali e nella tempistica indicata, evitando interruzioni o prescrizioni “fai da te”: un utilizzo

corretto permette infatti di preservare i farmaci già in commercio. Per capire l’importanza
del problema basti considerare che le infezioni colpiscono tutti (i tumori no) e il rischio di
aver infezioni non trattabili è troppo alto e ci riporterebbe ad un’epoca pre-antibiotici con
aspettative di vita molto basse.

* Professore Ordinario di Malattie Infettive dell’Università di Genova
Direttore della Clinica di Malattie Infettive del Policlinico San Martino di Genova
Presidente della SITA Società Italiana di Terapia Antinfettiva Antibatterica – Antivirale – Antifungina

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