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Sanità e Benessere Focus n°49

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Rivoluzione Terapeutica – I nuovi farmaci alleati della nostra salute

Di Camillo Ricordi*

Quando si parla di longevità sana non si può non parlare anche di diabete, in quanto temi fortemente connessi. Tutta la mia carriera professionale è stata indirizzata allo sviluppo di terapie cellulari per curare le malattie più gravi, dai primi trapianti che hanno avuto successo all’ultima sfida: fare i trapianti senza farmaci antirigetto e sviluppare fonti illimitate di cellule che producono insulina per poter trattare sempre più pazienti non solo in base alla donazione d’organi. Il diabete è un po’ il prototipo delle malattie che provocano un invecchiamento prematuro cronico, ovvero la fase di declino inizia prima rispetto a chi non ne è affetto. Il problema non e’ solo legato al diabete:, una percentuale sempre piu’ alta della popolazione sopra i 65 anni (più del 90% negli USA) soffre di almeno una malattia cronica, soprattutto a causa di diete sbagliate, mancanza di esercizio fisico e altri problemi legati allo stile di vita e ambiente. Tra queste troviamo, ad esempio, obesità, diabete, malattia renale cronica, malattie cardiovascolari, neurodegenerative, polmonari e problemi osteoarticolari. Un business trilionario per la sanità, che sta diventando economicamente insostenibile. L’obbiettivo di Healthspan Medicine, medicina della longevità sana, è proprio combattere questa tendenza evitando che le persone diventino pazienti. La longevità totale è la somma tra gli anni che passiamo in salute fisica e mentale e gli anni di longevità malata, che definisco la peggior pandemia di questo secolo perché colpisce più del 90% delle persone sopra i 65 anni. L’obiettivo è dunque massimizzare gli anni che passiamo in salute: vivere più a lungo sarà poi un possibile beneficio conseguente, ma non l’obbiettivo principale. Il vantaggio riguarda anche l’aspetto economico: le persone sopra i 60 anni raddoppieranno nelle prossime due decadi, e i costi per la Sanità (il 20% del PIL negli USA) diventeranno insostenibili. È stato invece calcolato che ogni anno aggiunto di longevità sana produrrebbe 38 trilioni di risparmi all’economia globale, a conferma che far vivere le persone in salute fisica e mentale è un risparmio, non un costo aggiuntivo. Ci vorrebbe un cambiamento di paradigma strategico nei sistemi della sanità mondiali: da un sistema di “fee for service” (rimborso per prestazioni quando si e’ gia’ ammalati) ad un uno di “fee for outcome” ovvero compenso per mantenere le persone sane, per i risultati delle strategie preventive dettagliatamente discusso nel mio libro “Il codice della longevità sana”. Da alcune indicazioni semplici, come l’importanza dell’attività fisica e nutrizione corretta, all’importanza della diagnosi predittiva per identificare e sconfiggere fattori di rischi invisibili anni o decadi prima che evolvano in una malattia (e.g., picchi di glicemia, infiammazione silente, insulino-resistenza, carenza di vitamina D, omega3, polifenoli e attivatori delle sirtuine. Se la nostra probabilità di longevità sana è attribuibile solo per il 15% alla genetica, il restante 85% è dipendente invece dall’epigenetica, ovvero i nostri comportamenti e da quello che ci circonda. Non esiste nessuna pillola magica o un singolo rimedio per ottenere risultati importanti in termini di longevità sana ma siamo di fronte a un ecosistema che include anche la gioia di vivere e le relazioni sociali. Esistono poi livelli di intervento piu’ complessi, ancora in fase sperimentale che prevedono terapie con cellule progenitrici o staminali per migliorare l’età biologica di tessuti specializzati e organi, integrazione con molecole protettive difficilmente assimilabili con la sola alimentazione. Come descritto nel mio ultimo libro “Rivoluzione terapeutica” quando i pilastri della longevità sana non sono sufficienti o non si è riusciti ad aderire al loro ecosistema, non è (quasi) mai troppo tardi: una nuova classe di molecole potrà aiutare a rallentare la progressione di malattie o perfino prevenirle in soggetti a rischio. La chiave è tutta in un cambio di paradigma: non solo curare i malati, ma concentrarsi soprattutto per evitare che le persone diventino pazienti da curare.

*Professor of Surgery and Chief, Division of Cellular Transplantation, Distinguished Professor of Medicine
Professor of Biomedical Engineering, Microbiology and Immunology, Director, Cell Transplant Center and
Director Emeritus, Diabetes Research Institute
University of Miami Miller School of Medicine Fellow, National Academy of Inventors, USA

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