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Combattere il cancro con la Tecnologia: le ultime novità in Radioterapia

MACCHINARI TECNOLOGICAMENTE AVANZATI, FORMAZIONE, APPROCCIO MULTIDISCIPLINARE, NETWORK: QUESTE LE PAROLE CHIAVE PER CURE RADIOTERAPICHE SEMPRE PIÙ EFFICIENTI E PERSONALIZZATE SU TUTTO IL TERRITORIO NAZIONALE

Ne abbiamo parlato con il Prof. Paolo Muto, Direttore dell’Unità Operativa di Radioterapia dell’Istituto Nazionale dei Tumori IRCCS Fondazione G. Pascale di Napoli.

Prof. Paolo Muto Direttore UO di Radioterapia Istituto Nazionale Tumori IRCCS Fondazione G. Pascale
Professore, qual è la situazione oggi della Radioterapia in Italia? 

“La Radioterapia riveste un ruolo importantissimo nella cura del cancro, se si pensa che ogni giorno in Italia si ammalano 1000 persone di tumore e di queste oltre quasi 700 hanno bisogno di un trattamento radiante, da solo o in associazione a chemioterapia o a chirurgia. In Italia ci sono 450 acceleratori lineari e 183 Centri di Radioterapia, di cui solo una cinquantina tecnologicamente molto avanzati con macchinari quali tomoterapia, Cyber Knife e una ventina di apparecchiature di radioterapia intraoperatoria (IORT).

Molti Centri, soprattutto nelle Regioni del Sud, continuano ad avere una tecnologia arretrata. Il successo di un Centro si valuta tuttavia su due elementi: il numero di pazienti che tratta ma soprattutto le tecniche che mette in campo per curarli al meglio”.

Che vantaggi offrono le nuove tecnologie in Radioterapia e quali sono oggi le più importanti?

“L’obiettivo dell’utilizzo della tecnologia in ambito radioterapico mira a emanare radiazioni in modo sempre più preciso, irradiando i volumi bersaglio con la dose opportuna per proteggere i tessuti sani e limitare il più possibile gli effetti collaterali, modulando l’intensità della dose per un trattamento sempre più personalizzato.

Oggi conosciamo ad esempio l’importanza dei frazionamenti, ovvero perché e come mettere in condizioni talune patologie di rispondere meglio ai trattamenti in un tempo minore, o dell’ipofrazionamento (poche sedute con dosaggi più elevati) nella cura  delle metastasi.

Ma per fare questo, bisogna avere macchine  tecnologicamente adeguate, in grado di modulare il fascio di radiazione, mettendo il paziente in condizioni di affrontare meglio il trattamento, senza effetti collaterali.

La Tomoterapia ci consente di essere ancora più precisi e millimetrici in quello che è il fascio primario che deve colpire il target tumorale grazie. Il sistema può usufruire di una piattaforma basata su innovativi algoritmi di intelligenza artificiale per la pianificazione e l’ottimizzazione del piano di trattamento al paziente”.

Come vede il futuro della Radioterapia?

“Inserita in un discorso sempre più integrato con l’Oncologia Medica e con la Chirurgia, in un’ottica multidisciplinare. Dobbiamo sicuramente capire meglio i tempi dei vari trattamenti e quale sarà il futuro della chirurgia che, come insegna Umberto Veronesi, dovrà essere sempre meno invasiva per dare più spazio a terapie integrate. Molto mi aspetto anche dai farmaci intelligenti e più selettivi.

È necessario anche attivare una Rete Radioterapica tra Centri in modo che quelli tecnologicamente meno avanzati possano contare sugli altri per particolari trattamenti, avviare una programmazione sul territorio nazionale più equa e puntare sulla formazione dei giovani: tecnici, medici radioterapisti e fisici medici. Infine, bisognerebbe rendere i reparti di Radioterapia più accoglienti, tenendo conto anche della componente psicologica dei pazienti”.

LA TOMOTERAPIA ELICOIDALE

È una metodica rivoluzionaria rispetto agli acceleratori lineari convenzionali che nasce dalla combinazione sinergica,
in un unico stativo, di una Tomografia Computerizzata (TC) e di un Acceleratore Lineare Compatto. Quest’ultimo
emette, anziché un fascio esteso, un fascio a ventaglio, che si muove in maniera elicoidale rispetto alla lesione
tumorale in modo da trattare il paziente per strati anatomici successivi. L’imaging quantitativo di una vera TC, la
visualizzazione della patologia cancerogena, il posizionamento del paziente nella seduta iniziale e l’adattamento
della forma e dell’anatomia della stessa nelle sedute successive (adapting) consentono una più precisa capacità di
conformazione e una perfetta omogeneità di dose con elevato gradiente alla lesione tumorale, risparmiando i tessuti
sani circostanti e migliorando l’efficacia del trattamento, diminuendo, nel contempo, gli effetti collaterali e la tossicità dell’irradiazione.

 

FONTE: Sanità&Benessere efocus n°32

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