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Fibrillazione atriale

La fibrillazione atriale, che rappresenta la forma più diffusa di aritmia cardiaca, sta assumendo un interesse sempre maggiore, sia per l’aumento dell’età media della popolazione che per l’impatto che tale patologia ha sulla morbilità e sulla mortalità. Questa comporta inoltre notevoli conseguenze socio-economiche in relazione alle cure, ai ricoveri ospedalieri e alla disabilità che può provocare.

La complicanza più grave della fibrillazione atriale è la formazione di trombi nella cavità dell’atrio sinistro che staccandosi diventano degli emboli spinti dal flusso circolatorio nei diversi organi, dove possono creare danni più o meno gravi in funzione degli organi colpiti. Tra questi eventi l’ictus cerebrale è sicuramente la manifestazione più grave. La fibrillazione atriale colpisce circa l’1% della popolazione e la sua incidenza aumenta in base all’età ed è responsabile del 15% circa di tutti gli ictus nella popolazione generale e del 30% degli ictus nei soggetti con più di 80 anni. In Italia si manifestano circa 200.000 ictus ogni anno, di cui circa 30.000 causati dalla fibrillazione atriale. La conseguenza di questi numeri sono gli importanti costi per il Sistema Sanitario Nazionale e per la collettività. Infatti l’ictus, che può portare a morte o disabilità, moderate o grave, determina una spesa che, come riportano diversi studi di settore, può essere anche superiore ai 30.000 euro anno per paziente. Basti pensare alla perdita delle ore lavorative o alla necessità per le famiglie di appoggiarsi a strutture private o assumere badanti o altro personale a supporto dei pazienti. Per ridurre il rischio di ictus, la fibrillazione atriale è trattata con terapie antitrombotiche. Lo scopo di queste terapie è quello di mantenere il sangue del paziente ad un livello di fluidità maggiore di quello normale, evitando così che possa presentarsi un ictus. I farmaci utilizzati possono essere anticoagulanti orali, definiti anti vitamina K, che attraverso il corretto monitoraggio di un test di laboratorio (PT-INR) sono adeguati come dosaggio alla risposta del paziente, oppure possono essere utilizzati farmaci con un meccanismo di azione che si basa sull’inibizione dell’attività trombinica o del Fattore X attivato.

Nel caso di pazienti trattati con farmaci anti vitamina K, il medico per determinare la corretta terapia (prescrizione terapeutica) può utilizzare il programma PARMA GTS sviluppato e prodotto da Werfen, azienda che opera nel settore della diagnostica in vitro e che fornisce i laboratori analisi di tutto il mondo con sistemi innovativi e che fa della qualità il suo principale punto di forza. PARMA GTS, grazie ad un algoritmo di calcolo unico e validato da studi scientifici internazionali, propone al medico la corretta terapia per il paziente e la data per la prossima visita, aiutandolo a mantenere il paziente al corretto livello di scoagulazione. Nel caso di pazienti trattati con farmaci che riducono l’attività trombinica o quella del Fattore X, PARMA GTS rappresenta un formidabile strumento per tracciare e valutare lo stato clinico del paziente.  L’utilizzo di questo sistema riduce notevolmente il numero di eventi avversi legati alla fibrillazione atriale permettendo, oltre che una migliore qualità di vita dei pazienti, anche una riduzione dei costi sanitari e della collettività. Tra i servizi offerti da Werfen per i pazienti in terapia antitrombotica, è presente anche il sistema homeTAO che consente di inviare direttamente al domicilio del paziente, via web, la prescrizione terapeutica. In questo modo il paziente non ha neanche la necessità di recarsi dal medico per ritirarla e ciò comporta un risparmio economico e di tempo del paziente.

La tecnologia sviluppata da Werfen è quindi al servizio del paziente e del cittadino e dimostra che, soprattutto in un contesto economico come quello attuale, continuare a sviluppare prodotti di qualità non causa un aumento della spesa sanitaria ma anzi un risparmio importante per tutta la collettività.

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