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Le nuove frontiere della Medicina Personalizzata

Il Prof. Mario Plebani, direttore dell’U.O.C. Medicina di Laboratorio dell’Azienda Ospedaliera Università di Padova, ci spiega cos’è ed a cosa serve

La Medicina Personalizzata, chiamata anche medicina di precisione, è un termine nato per indicare la possibilità, soprattutto attraverso l’analisi con tecniche “omiche” ed in particolare la farmacogenomica, di personalizzare la strategia diagnostica e terapeutica, mediante un utilizzo razionale e mirato dei farmaci per il singolo paziente. Lo sa bene l’U.O.C. Medicina di Laboratorio dell’Azienda Ospedaliera Università di Padova, che da sempre svolge servizi di analisi cliniche su campioni biologici e sui pazienti per la promozione della salute, la prevenzione, la diagnosi, il giudizio prognostico, il monitoraggio e la sorveglianza del trattamento terapeutico. A dirigerla, dal 1991, il Prof. Mario Plebani, Professore Ordinario di “Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica”, alla Scuola di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Padova, Professore Onorario all’Università di Buenos Aires (Argentina), Facoltà di Farmacia e Biochimica ed attuale Presidente della Scuola di Medicina e Chirurgia dell’Università di Padova. Dal 2000 è direttore del Dipartimento Interaziendale di Medicina di Laboratorio, è stato presidente della Società Italiana di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica (SIBioC), presidente della Federazione delle Società Scientifiche di Medicina di Laboratorio (FISMeLAB) e dell’International Society of Enzymology (ISE). Ha operato come referee per l’area della Biochimica Clinica e Patologia Clinica della Commissione ECM, e come esperto del Consiglio Superiore di Sanità e nel 2013 componente del Tavolo di lavoro per la revisione della spesa pubblica del Ministero della Salute. È stato componente della Commissione sul Governo Clinico, della Commissione sui Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) e della Commissione Oncologica Nazionale per il Ministero della Salute.

 

Prof. Plebani che cos’è la Medicina Personalizzata?

È il risultato di un’enorme evoluzione scientifica che si è avuta negli ultimi anni e di un nuovo approccio al paziente ed ai suoi bisogni di salute. Il concetto comprende tutte le indagini cosiddette “omics”, ed in particolare genomica predittiva, in grado di “tipizzare” il paziente sul piano della predisposizione genetica verso specifiche patologie. La Medicina Personalizzata si avvale oltre che dell’analisi di specifiche sequenze genomiche, proteomiche e metabolomiche, anche di pannelli diagnostici mirati su specifiche condizioni di rischio, che permettono l’individuazione precoce di determinate malattie anche in fase pre-clinica. Un aspetto innovativo riguarda poi l’approccio di prevenzione pro-attiva, attraverso il quale è possibile cercare di ridurre tutti i fattori di rischio non-genetici e diminuire quindi le possibilità che la malattia si sviluppi. Questo può essere realizzato attraverso modifiche nello stile di vita, nella dieta, ma anche attraverso l’introduzione di specifiche integrazioni alimentari, di farmaci (farmacoprevenzione), di fitocomplessi e di altre strategie validate secondo i criteri dell’evidence-based medicine, anche provenienti da culture mediche olistiche non occidentali. Grazie a queste strategie è possibile ridurre il rischio di ammalarsi delle patologie per le quali si sia individuata una maggiore suscettibilità individuale e di mantenere un corretto equilibrio per il proprio stato di benessere. La personalizzazione terapeutica si basa sul principio che con la farmacogenomica, è possibile dare il farmaco giusto, alla dose giusta, per il paziente giusto.

 

A cosa serve la Medicina Personalizzata?

Oggi è cambiato il ruolo dell’esame di laboratorio e sono stati di gran lunga superati quelli che erano i confini della semeiotica e dell’approccio tradizionale basato esclusivamente su sintomi e segni clinici. La medicina, grazie agli avanzamenti della diagnostica genomica e molecolare, può ampliare i propri sforzi verso la prevenzione. È possibile infatti intervenire in modo mirato, per ridurre le possibilità di ammalarsi di patologie a cui si è geneticamente suscettibili. Questo è possibile grazie all’identificazione di fattori di rischio ed a precisi protocolli diagnostici in grado di riconoscere precocemente la malattia. In questi casi, grazie a strategie di prevenzione pro-attiva, è possibile ridurre la possibilità che una malattia si sviluppi od alleggerirne l’impatto sull’individuo. Possiamo dire quindi che le indagini così sofisticate ed accurate che spesso appaiono nei film, sono divenute realtà nella pratica clinica. Ad esempio l’anatomopatologo non si limita alle tradizionali indagini al microscopio ma va a ricercare target molecolari perché, se presenti, indirizzano la terapia con farmaci mirati e con minori effetti indesiderati sull’organismo. Il campo che più si è avvantaggiato di questi studi è l’oncologia, ed il primo farmaco prescritto in base alla presenza o meno di una certa mutazione genetica è stato approvato negli Usa già nel 1998 per il tumore metastatico della mammella che esprime una molecola chiamata Her2 (presente nel 25% dei casi). La nuova frontiera in questo ambito potrebbe essere rappresentata dalla biopsia liquida, che permette di diagnosticare un  tumore attraverso un prelievo di sangue, anziché da un pezzetto di tessuto come si fa attualmente. Il presupposto su cui si basa è che il tumore rilascia nel sangue dei frammenti di Dna (ctDna), derivati dalle cellule tumorali morte. Queste schegge di Dna tumorale possono essere lette attraverso un prelievo di sangue, per ricostruire così l’identikit genetico del tumore. Ma oltre a questo la biopsia liquida si avvale della ricerca di cellule tumorali circolanti, altri trascritti quali micro RNA ed indagini di proteomica e metabolomica.

 

Quant’è importante la genetica nella prevenzione?

La genetica può essere di grande aiuto sul fronte della prevenzione e della diagnosi precoce. In famiglie dove più donne hanno avuto (specie in giovane età) casi di tumore al seno od all’ovaio, il test genetico è molto importante per capire se altri appartenenti del nucleo familiare presentano il rischio di sviluppare la malattia e sulla base dei risultati e di una consultazione fra medico e paziente si potranno prendere le decisioni più appropriate. Un esempio eclatante è quello dell’attrice Angelina Jolie che, basandosi sull’esperienza personale familiare di mutazioni dei geni BRCA1 e BRCA2 (quelle che predispongono ad un elevato rischio di neoplasie di seno ed ovaie) si è fatta asportare preventivamente entrambe le mammelle, per scongiurare una malattia che aveva già colpito duramente membri della sua famiglia. Il caso, però, non deve essere assunto a regola. Ogni singolo paziente ha una storia, un vissuto ed una visione della malattia e della vita che va presa in grande considerazione. Per questo, l’esame di laboratorio, anche il più predittivo e sofisticato, va interpretato all’interno del contesto clinico nel dialogo fra singolo paziente e clinico in un rapporto fiduciario che è la base della professione.

 

Un po’ di storia

La ricerca scientifica dopo la mappatura ed il sequenziamento dell’intero genoma umano, si è concentrata sul significato funzionale di tutte le differenze che definiscono i caratteri genetici di ciascuno di noi (genomica funzionale). Alcuni degli elementi che sono alla base delle differenze presenti nel genoma, sono dovuti a polimorfismi di singoli nucleotidi (SNP). Lo studio e l’analisi degli SNP trovano applicazione nel campo della diagnostica, dando al medico la possibilità di individuare le suscettibilità individuali a numerose malattie e le risposte ai farmaci, inclusi effetti collaterali e reazioni tossiche (farmacogenomica e tossicogenomica). Questi avanzamenti della genomica si sono rivelati fondamentali per permettere lo sviluppo degli obiettivi della medicina, che negli ultimi anni si sono progressivamente orientati sempre di più verso il mantenimento del benessere, passando da una medicina prevalentemente curativa e di intervento, ad una medicina predittiva e preventiva. I rapidi sviluppi della diagnostica oggi, grazie alle discipline cosiddette “omiche” (soprattutto metabolomica e proteomica), permettono di immaginare per il prossimo futuro nuovi formidabili strumenti per l’identificazione delle caratteristiche individuali, che permettano lo sviluppo di un approccio medico sempre più personalizzato.

Prof. Mario Plebani

Direttore dell’U.O.C. Medicina di Laboratorio dell’Azienda Ospedaliera Università di Padova

Via Giustiniani, 2 – 35128 Padova
Segreteria: 049.8212780
Fax: 049.8211915
mario.plebani@unipd.it

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