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MALATTIE INFIAMMATORIE CRONICHE INTESTINALI: PREVENZIONE E SVILUPPO DI NUOVI FARMACI AL PRIMO POSTO

Le Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (M.I.C.I.) colpiscono quasi 7 milioni di persone in tutto il mondo e circa 250.000 in Italia, con un’incidenza stimata intorno ai 10-15 nuovi casi su 100.000 abitanti all’anno e una prevalenza calcolata di circa lo 0,2%-0,4%. Negli ultimi 10 anni, le diagnosi di nuovi casi e il numero di pazienti sono aumentati di circa 20 volte e si stima che nei prossimi 10 anni possa verificarsi una crescita della prevalenza di oltre il 30%-40%. (dati OMAR –Osservatorio Malattie Rare). Un approfondimento con la Prof.ssa Fabiana Castiglione, Professore Associato di Gastroenterologia e Direttore dell’UOS di Terapie Avanzate e delle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali dell’AOU Federico II di Napoli.

Professoressa Castiglione, quali sono le caratteristiche principali di queste due patologie?

“Le Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali, in particolare la malattia di Crohn e la colite ulcerosa sono malattie prevalentemente della fascia giovanile (20/30 anni) ma possono riguardare tutte le età della vita e recentemente c’è stato un incremento dell’incidenza anche in età pediatrica e adolescenziale. Sono malattie croniche, quindi effettuata la diagnosi la malattia accompagna tutta la vita del paziente: quindi è fondamentale una diagnosi precoce per poter intervenire sull’infiammazione prima che essa si associ a complicanze intestinali. Si differenziano per alcune caratteristiche importanti: la colite Ulcerosa interessa solo ed esclusivamente il colon, mentre la malattia di Crohn interessa tutto il tratto gastrointestinale, dalla bocca all’ano, con localizzazione prevalente a livello della regione ileocecale. La diversa localizzazione fa sì che anche i sintomi siano diversi. Nella colite ulcerosa prevale il dolore addominale associato alla rettorragia o alla diarrea ematica (sangue nelle feci) ed è il sintomo di allarme che conduce rapidamente alla diagnosi. Nella malattia di Crohn invece, i sintomi sono più subdoli perché dipendono dalla localizzazione della malattia, e sono principalmente: diarrea, dolore addominale, febbricola, calo ponderale per malassorbimento. Talvolta i sintomi, in particolare dolore addominale ed irregolarità dell’alvo, possono falsamente indirizzare verso una diagnosi di sindrome del colon irritabile e ritardare la diagnosi corretta. La malattia di Crohn non diagnosticata precocemente può evolvere verso le complicanze intestinali, cioè stenosi (restringimenti del lume intestinale)che possono causare crisi sub-occlusive, fistoli e ascessi, complicanze che rendono necessario l’intervento del chirurgo.”

Quanto è importante un approccio multidisciplinare nel trattamento delle M.I.C.I.?

“E’ fondamentale, per le caratteristiche stesse di queste patologie, avere un team multidisciplinare impegnato sia nell’iter diagnostico che terapeutico: quindi oltre al gastroenterologo, hanno un ruolo importante, il pediatra, il radiologo, il chirurgo, il nutrizionista, l’anatomo-patologo. Inoltre nel40% dei pazienti oltre alla malattia infiammatoria prevalente a carico dell’intestino sono presenti manifestazioni extraintestinali, cioè ci sono localizzazioni infiammatorie a carico delle articolazioni, della cute, del fegato (es colangite sclerosante) o a carico degli occhi. Per cui dobbiamo tener presente che il team multidisciplinare che lavora per una diagnosi corretta ed una terapia personalizzata prevede la presenza anche di altri specialisti come il reumatologo, il dermatologo, l’oculista. La diagnosi di queste malattie prevede, oltre agli esami ematochimici con gli indici infiammatori, anche  il dosaggio della calprotectina fecale (marker infiammatorio intestinale), egli esami endoscopici (la ileocolonscopia è fondamentale perché consente di visualizzare direttamente la mucosa infiammata e di fare biopsie per l’esame istologico); infine sono necessari esami radiologici per studiare il piccolo intestino come l’enterorisonanza (o l’enteroTC in alcuni casi) e l’ ecografia intestinale, uno degli strumenti meno invasivi che consente monitorare la malattia, ripetendo l’indagine nel tempo.”

Quali sono le terapie a disposizione?

“Non c’è una terapia ad oggi definitiva, poiché la causa di queste malattie non è ancora chiarita e le terapie farmacologiche che utilizziamo servono a controllare l’infiammazione e ad indurre la remissione consentendo la scomparsa dei sintomi; la terapia chirurgica invece è indicata quando non c’è risposta alla terapia medica o sono comparse complicanze l’intervento nella colite ulcerosa è risolutivo (in quanto comporta l’asportazione del colon che è l’organo malato), mentre nella malattia di Crohn il chirurgo interviene per le complicanze, (stenosi, fistole, ascessi) asportando il tratto di intestino infiammato, sebbene quasi sempre la malattia tenda a recidivare nel tempo, cioè a ripresentarsi nel punto in cui si è effettuato l’intervento. Negli ultimi 10 anni abbiamo assistito a grandi progressi della ricerca farmaceutica focalizzando l’attenzione sempre più su terapie personalizzate: non esiste una terapia uguale per tutti ma ogni singolo paziente in base alla sua manifestazione di malattia viene valutato identificando la terapia più adatta sulla base della localizzazione, della aggressività della malattia, o della presenza di manifestazioni extraintestinali. La terapia tradizionale è rappresentata dalla mesalazina, nella colite ulcerosa. Il cortisone nelle fasi acute è molto efficace con le MICI ma ovviamente va riservato a brevi periodi per gli effetti collaterali che può avere nel tempo e gli immunosoppressori vengono impiegati in alcune forme di malattia come terapia di mantenimento della remissione. Da oltre 20 anni usiamo con grande beneficio i farmaci biologici che si sono arricchiti con nuove molecole con meccanismi d’azione diversi negli anni: partendo dagli anti-TNFα alla fine degli anni ’90, per passare ad altre categorie di farmaci (vedolizumab, ustekinumab, risankizumab, mirikizumab) utili ed efficaci e con un profilo di sicurezza molto buono, che vengono indicati in particolare per la cura delle malattie che non rispondono o sono refrattarie agli anti-TNFα. Recentemente sono disponibili anche piccole molecoleorali che bloccano selettivamente alcune vie dell’infiammazione (anti-Janus chinasi –anti-JAK) o bloccano alcuni linfociti all’interno dei linfonodi, impedendone la migrazione nelle zone infiammate dell’intestino (modulatori del recettore S1P).”

 

CONTATTI
Prof.ssa Fabiana Castiglione
Direttore UOS di Terapie Avanzate delle Malattie
Infi ammatorie Croniche Intestinali presso la
Gastroenterologia dell’AOU Federico II di Napoli
Via Pansini, 5 – 80131 Napoli
Mail: fabcasti@unina.it; ibd.campania@unina.it

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