Il Prof. Rossi ci parla dei sintomi, delle cause e dei rimedi di una delle malattie più diffuse nel mondo
L’ipertensione arteriosa è una tra le malattie più diffuse nei paesi industrializzati. Colpisce infatti tra il 30% ed il 40% della popolazione adulta e rappresenta uno dei maggiori problemi clinici dei tempi moderni. In Italia più di 10 milioni di persone ne soffrono e circa la metà di queste ignora di avere la pressione alta. Un esperto in materia è il Prof. Gian Paolo Rossi, Direttore della Clinica dell’Ipertensione Arteriosa dell’Azienda Ospedaliera Università di Padova e Professore Ordinario di Medicina Interna dell’Università degli Studi di Padova. Per combattere efficacemente l’ipertensione nel 2003 ha isituito a Padova il Dottorato Internazionale in Ipertensione Arteriosa e Biologia Vascolare in consorzio con le Università di Danzica e Berlino, e poi esteso anche all’Università di Maastricht ed alla Sapienza di Roma.
Prof. Rossi che cos’è l’ipertensione arteriosa?
L’ipertensione arteriosa è il principale fattore di rischio cardiovascolare, ovvero una condizione che aumenta la probabilità che si verifichino altre malattie cardiovascolari. Se consideriamo che la prima causa di morte sono gli attacchi cardiaci e la terza gli ictus, ovvero le tipiche complicanze dell’ipertensione, possiamo affermare che l’ipertensione è la principale causa di eventi cardiovascolari, di gran lunga più rilevante, come frequenza, del diabete o dell’ipercolesterolemia. Quindi, controllare i valori della pressione è una cosa assolutamente prioritaria. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, considerando il fatto che una quota assai rilevante di mortalità ed invalidità precoce al mondo è legata all’ipertensione (il 13,5%), l’ha definita “tragedia umanitaria su scala planetaria”.
Quanti tipi di ipertensione esistono e quali sono le cause e le cure?
L’ipertensione arteriosa può essere classificata in primaria (in passato definita “essenziale”) e secondaria. È assai diffusa l’opinione che l’ipertensione sia quasi sempre primaria, un termine sinonimo di idiopatica, cioè senza una causa identificabile. Nella pratica clinica, se i pazienti ipertesi non vengono sottoposti ad una serie di indagini approfondite per verificare o per escludere che ci sia una causa, vengono definiti essenziali o primari e quindi messi in terapia farmacologica per tutta la vita. Nel nostro centro, così come in tanti altri centri in Italia, paese che da questo punto di vista è un esempio nel mondo perché ha una rete di centri dell’ipertensione altamente qualificati e diffusi su tutto il territorio nazionale, i pazienti vengono sottoposti ad una serie di indagini, che permettono di escludere o di accertare la presenza di una di queste cause secondarie. Oggi scopriamo una cause dell’ipertensione all’incirca in un paziente ogni quattro, un risultato inimmaginabile sino a pochi anni fa. Quando queste cause vengono identificate è possibile intervenire con una terapia mirata ed, in una buona fetta dei casi, guarire del tutto dall’ipertensione evitandone le complicanze. Spesso queste cause secondarie mimano in tutto e per tutto l’ipertensione primaria e se non vengono cercate adeguatamente i pazienti vengono etichettati come “essenziali” e posti in terapia farmacologica per tutta la vita, mentre avrebbero potuto guarire se avessero ricevuto una diagnosi precisa fin dalla prima presentazione clinica. Per questo è opportuno controllare la pressione fin da bambini e, soprattutto nel caso l’ipertensione insorga in giovane età, ricercarne le possibili cause. L’ipertensione primaria è il risultato di un’interazione tra predisposizione genetica e fattori ambientali. I geni, che abbiamo ereditato dai nostri genitori non sono modificabili. Invece, sui fattori ambientali possiamo intervenire, assia efficacemente in primo luogo identificandoli e successivamente migliorandoli con uno stile di vita salutare. Quest’ultimo è fondamentale per prevenire lo sviluppo dell’ipertensione o nell’iperteso, per raggiungere il controllo dei valori in presenza od in assenza di una terapia farmacologica. Le terapie farmacologiche infatti, non agiscono al meglio se non si modifica lo stile di vita. Per le forme secondarie, che derivano nella stragrande maggioranza dei casi da un problema surrenalico, è generalmente possibile intervenire sulla causa, spesso guarendo del tutto l’ipertensione. Se ciò non è possibile disponiamo oggi di un armamentario di farmaci che da soli od in combinazione, generalmente permettono di ottenere il controllo dei valori. Se non bastano i farmaci abbiamo altre opzioni non farmacologiche, come l’interruzione dei nervi che corrono intorno alle arterie del rene, la cosiddetta denervazione simpatica renale. Si tratta di una procedura che richiede un breve ricovero e si esegue per via percutanea cioè introducendo un catetere dentro le arterie renali che, attraverso una corrente elettrica, distrugge le fibre nervose che vanno e vengono dal rene, oppure la terapia barocettiva, una terapia più complessa ma molto efficace. Consiste nell’inserire un dispositivo simile a pacemaker che simula un aumento della pressione e induce una risposta ipotensiva riflessa da parte dell’organismo.
Prof. Gian Paolo Rossi
Direttore della Clinica dell’Ipertensione Arteriosa dell’Azienda Ospedaliera Università di Padova
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