Si tratta di un disturbo molto comune e curabile, grazie a diverse tipologie di trattamenti: dalle cure ormonali con estrogeni, al laser, agli idratanti vaginali – naturali e molto efficaci.
Il Prof. Claudio Gustavino è da oltre vent’anni Primario dell’Unità Operativa di Ostetricia e Ginecologia dell’IRCSS A.O.U. San Martino di Genova, un Dipartimento che si contraddistingue sul territorio per due fiori all’occhiello: da un lato la Ginecologia Oncologica e, dall’altro, la patologia ostetrica, un punto di riferimento per tutte le gravidanze ad alta complessità assistenziale, che non ha perso la sua vocazione neanche nel difficile periodo di lockdown. “Facendo parte del circuito di urgenza-emergenza, la nostra attività non si è mai fermata. Abbiamo creato percorsi separati e un reparto dedicato alle pazienti Covid in gravidanza che ha funzionato molto bene, tanto che abbiamo avuto un numero di contagiati tra il personale praticamente nullo, riuscendo a garantire sempre alle pazienti, sia asintomatiche che più gravi, risposte adeguate”. È con lui che abbiamo affrontato un tema che, ancor oggi, è per molte donne un tabù: quello dell’atrofia o secchezza vaginale.
Professore cos’è l’atrofia vulvovaginale?
“Atrofia è un termine che indica una minore capacità della vagina di essere lubrificata e che dunque presenta una mucosa meno elastica, poco idratata e sofferente. Questa minore lubrificazione causa alla lunga problemi, dolori – ad esempio durante i rapporti sessuali – ma anche infezioni, fino a fenomeni più complicati come il taglio dei tessuti che possono diventare particolarmente sofferenti e dare origine a perdite di sangue”.
Quando e perché si manifesta?
“La maggior parte delle donne va incontro a questo fenomeno fisiologico dopo i 50 anni con l’arrivo della menopausa (in Italia l’età media è 51 anni). Con la menopausa, infatti, cessa la secrezione degli estrogeni, principali responsabili della lubrificazione dei tessuti. Oltretutto, considerato l’allungarsi della vita media delle donne italiane, questo problema rischia di accompagnare le donne per molti anni. Ci sono però altre situazioni che possono scatenare situazioni di secchezza anche in donne più giovani: è il caso delle pazienti oncologiche, sottoposte a terapie e trattamenti che di fatto cancellano la secrezione estrogenica. O il caso del puerperio, quando la caduta degli ormoni conseguente al parto può produrre, anche a causa del traumatismo che la vagina riceve, una distrofia, che spesso si aggiunge ad altri problemi, ritardando il ritorno alla normale attività sessuale”.
Quali sono i trattamenti ad oggi disponibili per curare questo disturbo?
“È importante innanzitutto sottolineare che l’atrofia vulvovaginale è un disturbo curabile grazie a diversi trattamenti che mantengono il tessuto vaginale trofico. Ovviamente si tratta di trattamenti di mantenimento da proseguire nel tempo – ad eccezione della distrofia post partum, che è temporanea – in quanto la causa del disturbo è la mancanza degli estrogeni che non possono più essere rigenerati. I trattamenti disponibili possono essere sistemici o locali, a seconda delle pazienti e della valutazione del Ginecologo. Un’opzione in menopausa è l’utilizzo per via sistemica di estrogeni attraverso una terapia ormonale sostitutiva, che tuttavia non è sempre consigliata. Esistono anche delle applicazioni locali di estrogeni attraverso presidi classici come ovuli o cannule, che presentano anch’esse alcune controindicazioni sul piano del metabolismo, o più generali di rifiuto da parte della donna. Esistono poi delle terapie fisiche, cosiddette rigeneranti, ovvero l’utilizzo del laser che produce un meccanismo di rigenerazione della mucosa vaginale ma che va comunque ripetuto nel tempo. Infine ci sono le terapie locali che si avvalgono di molecole importanti, una fra tutte l’acido ialuronico, il più potente idratante del nostro corpo. Si tratta di terapie molto efficaci e naturali, che svolgono una benefica azione lenitiva e idratante della mucosa vaginale. Molti studi, tra cui uno nostro recente e di prossima pubblicazione, stanno dimostrando l’efficacia nel trattamento di questa atrofia”.
Quali vantaggi sono emersi nel vostro studio sull’uso di idratanti vaginali a base di acido ialuronico?
“Si tratta di un lavoro doppio cieco randomizzato, in cui si dimostra che, attraverso la somministrazione di acido ialuronico, possiamo cambiare radicalmente la vita delle donne, con un recupero dell’attività sessuale molto più veloce e evitando una serie di problemi legati all’atrofia, quali dolori, bruciori e infezioni. Possiamo quindi affermare che, con l’opportuna terapia, si può incidere su una fase particolarmente delicata o stressante della vita di una donna, ad esempio il puerperio, in cui si tende a trascurarsi quando, invece, è importante continuare ad avere cura di sé come donna e come coppia”.
Qual è il messaggio da trasmettere dunque alle donne?
“Che questo tipo di disturbo è curabile ma bisogna parlarne con il proprio medico, senza vergogna né paura e senza trascurare i sintomi. Purtroppo ancor oggi ci sono molte donne che considerano questo disturbo un tabù per un retaggio legato a diversi fattori, dalla cattiva informazione all’idea che non sia un argomento di cui parlare. Il risultato è che solo una donna su 4 riceve un trattamento adeguato. E invece la qualità della vita della persona e dentro la coppia è fondamentale”.

Prof. Claudio Gustavino
Direttore UOC Ginecologia e Ostetricia
AOU Policlinico San Martino
Largo Rosanna Benzi, 10 – 16132 Genova
tel. 010 555 2272
Mail: claudio.gustavino@hsanmartino.it