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Calcolosi urinaria e rimozione dello stent doppio J

Trattamenti sempre meno invasivi e presidi innovativi fanno sì che la cura di questa patologia abbia percentuali di successo sempre più alte e decorsi più tollerati dai pazienti

La calcolosi urinaria è una patologia molto diffusa, che colpisce oltre il 15% degli individui adulti soprattutto tra i 30 e i 50 anni (mentre è più rara nei bambini) e che è destinata nei prossimi anni a diffondersi ulteriormente nei paesi ad elevate condizioni socio economiche a causa di alimentazione e stili di vita scorretti. Anche le recidive sono molto frequenti, tanto da verificarsi in una percentuale che può arrivare al 50% dei casi entro i 10 anni dal primo episodio. L’impatto di questa patologia è tale da rappresentare circa il 20% dei ricoveri nei principali centri di urologia. È il Dottor Paolo Beltrami, Responsabile dell’Unità Operativa di Endourologia annessa alla Clinica Urologica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Padova diretta dal Prof. Filiberto Zattoni, a raccontarci le ultime innovazioni tecnologiche in fatto di cura di questa patologia.

“Il trattamento della calcolosi urinaria negli ultimi 30 anni ha subito profonde modificazioni – grazie all’evoluzione tecnologica della strumentazione endoscopica e delle fonti di energia utilizzate per la frantumazione dei calcoli – divenendo nel tempo sempre meno invasivo, tanto che, attualmente, l’intervento chirurgico tradizionale è ridotto a meno dell’1% dei casi e per situazioni davvero particolari. La chirurgia tradizionale, quindi, è stata quasi del tutto sostituita da metodologie caratterizzate da una minima invasività: la litotrissia extracorporea, che consiste in un trattamento attuato senza anestesia mediante un apparecchiatura in grado di frantumare i calcoli attraverso l’emissione di particolari onde (onde d’urto), la litotrissia percutanea che si attua inserendo uno strumento endoscopico attraverso un foro creato nel fianco e la litotrissia ureterorenoscopica retrograda, con la quale i calcoli vengono raggiunti con strumenti endoscopici introdotti attraverso le vie naturali e frammentati con laser a olmio. A completamento delle procedure endourologiche viene spesso posizionato un presidio apposito che serve per derivare la via urinaria: lo stent ureterale doppio J. Il nome deriva dal fatto che questo tipo di stent è dotato di due riccioli alle estremità che ne permettono il mantenimento in sede, evitandone la dislocazione accidentale. Si tratta di una sorta di tubicino che viene posizionato in sala operatoria attraverso l’utilizzo di un cistoscopio e che rimane all’interno dell’organismo, decorrendo dal rene alla vescica e consentendo così alle urine di scorrere bypassando l’ostruzione. Può essere provvisorio dopo un intervento endourologico o definitivo, ma sostituito periodicamente, in caso di stenosi ureterali non altrimenti trattabili”.

Quali benefici porta l’utilizzo di questo tipo di presidio?

“Il beneficio è dato dal fatto che consente il passaggio di urina dal rene alla vescica evitando arresti funzionali del rene o coliche recidivanti dovute al passaggio di frammenti di calcolo. Dopo un intervento endourologico la presenza di uno stent ureterale tipo doppio J consente al paziente di essere dimesso entro 24 ore. Ma l’attuale aspetto innovativo consiste nel fatto che gli stent possano essere rimossi senza allestire una sala operatoria, ma ambulatorialmente con un semplice dispositivo monouso simile ad un cistoscopio e con la presenza di un solo medico: questo consente ovviamente di liberare la sala operatoria e il personale per gli altri interventi che richiedono obbligatoriamente di essere eseguiti in sala operatoria. Ma non è tutto. Anche dal punto di vista del paziente, si è visto che questa modalità di rimozione viene ben tollerata, senza necessità di alcun tipo di anestesia. L’Azienda Ospedaliera di Padova si è dimostrata fin da subito molto sensibile a questo nuovo presidio, intuendone i molteplici benefici a livello di risparmio di tempo, di personale e di discomfort del paziente”. La Clinica Urologica di Padova è, in effetti, tra i centri d’eccellenza in Italia per l’Urologia, tanto da aver annesso una unità operativa specifica di Endourologia, con una sala operatoria e personale dedicato, dove vengono effettuati oltre 1.000 interventi all’anno”.

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Dott. Paolo Beltrami

U.O.S.D. di Endourologia – U.O.C. di Urologia, Azienda Ospedaliera Universitaria di Padova

Via GIustiniani, 2 35128 Padova
Tel: 049-8218110/8218742 Email: paolo.beltrami@aopd.veneto.it

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  1. Buonasera, mio marito si è sottoposto ad una ureteroscopia ed ad un doppio jj , a seguito di una colica renale. Avevano verificato un calcolo (dall’ecografia di 9mm anche se ci hanno indicato che l’ecografia non è sempre precisa) che facendon/l’operazione non hanno trovato, era nell’uretere e ci hanno detto che salendo per inserire il jj forse si può essere spostato;le chiedo, può essere una cosa possibile? …siamo ora un po’ preoccupati perché dobbiamo fare una TAC in data 24.07.20 ed in data 05.08, una visita urologica. Oggi mio marito ha ripreso a lavorare e, non facendo un lavoro poco faticoso, le urine si sono scurite, e gli da un po’ fastidio la parte inferiore della schiena. Le chiedo se è normale che può continuare a lavorare oppure no. La ringrazio per la risposta…

  2. Dopo un intervento di giuntopatia mi è stato inserito uno stent che è poi risultato fuori sede. Ora ne ho uno nuovo ma tanta paura della rimozione ! Con il primo, tolto poi in anestesia totale, ho provato un male terribile che temo anche con il secondo! È possibile richiedere un’anestesia locale?
    Questi interventi sono stati effettuati a Verona presso l’ospedale borgo Trento! Grazie se vorrà rispondermi !