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Diagnosi e trattamento precoce dell’Artrite Reumatoide: quali i vantaggi per pazienti e SSN

UN PAZIENTE CHE STA MEGLIO GRAZIE A TRATTAMENTI PRECOCI ED EFFICACI SI RIFLETTE POSITIVAMENTE ANCHE SUL SERVIZIO SANITARIO, PREVIDENZIALE E SOCIALE, CON COSTI DIRETTI E INDIRETTI MOLTO MINORI.

A parlarcene il Prof. Francesco Saverio Mennini, Professore di Economia Sanitaria e Economia Politica dell’Università di Roma Tor Vergata e il Prof. Marco Matucci Cerinic, medico reumatologo dell’Unità di  Immunologia, Reumatologia, Allergologia e Malattie Rare dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, Ordinario di Reumatologia e Direttore della Scuola di Specializzazione in Reumatologia dell’Università degli Studi di Firenze.

Prof. Francesco Saverio Mennini Centre for Economic Evaluation and HTA (EEHTA) presso il CEIS, Facoltà di Economia Università di Roma Tor Vergata
Prof. Mennini, trattare precocemente i pazienti con Artrite Reumatoide ha un impatto sui costi per il SSN?

“Certamente. Utilizzare i farmaci sempre più precocemente nella gestione delle patologie ha sicuramente degli effetti sul Sistema Sanitario: in particolare per patologie come l’Artite Reumatoide, consente, nella maggior parte dei casi, come gli studi clinici e i dati reali hanno dimostrato, di migliorare il livello di salute del paziente stesso, che ricorrerà meno ai servizi dell’assistenza sanitaria, con un riflesso positivo anche in termini di riduzione dei costi. Il risparmio non solo riguarda i costi sanitari ma anche quelli sociali e della collettività, perché ad esempio il paziente potrà tornare prima sul posto di lavoro.

In questo modo si riducono inoltre le richieste di prestazione al sistema previdenziale (solo per l’Artite Reumatoide si stima un costo all’Inps di circa 700 milioni di euro all’anno) e i costi cosiddetti di out of pocket. Programmare gli interventi economici in Sanità significa anche, come insegna il caso dell’Artrite Reumatoide, utilizzare i farmaci biosimilari il prima possibile, scegliendo fin da subito il biologico a maggiore efficacia e a costi più contenuti per quel determinato paziente, in una logica di medio e lungo termine, anche in termini di sostenibilità per il Servizio Sanitario”.

Prof. Marco Matucci Cerinic Medico reumatologo dell’Unità di Immunologia, Reumatologia, Allergologia e Malattie Rare dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano
Prof. Matucci, anche dal punto di vista medico, diagnosi e trattamento precoce danno benefici significativi?

“Certamente. La diagnosi precoce è un momento fondamentale nella pratica clinica perché ci permette di identificare la malattia prima che il danno a carico articolare sia stato fatto. Con danno articolare si intende soprattutto erosioni dei capi ossei, che comportano un’alterazione dell’asse delle articolazioni e quindi un danno prevalentemente funzionale che, insieme al dolore e alla perdita della capacità di movimento, comporta una riduzione significativa della qualità di vita nonché della capacità di lavorare.

Questo ha dei riflessi molto pesanti dal punto di vista sociale, con costi accessori che sono identificabili in costi diretti, costi indiretti e anche costi ombra, a carico delle famiglie. La diagnosi precoce, quindi, consente di fermare la malattia, impedirle di fare danno e mantenere l’attività funzionale, il lavoro e una qualità di vita dignitosa”.

Come si arriva alla diagnosi precoce?

“In primis molto semplicemente con la clinica. Quando il paziente comincia ad avere le artralgie, senza avere ancora le tumefazioni e l’ingrossamento delle  articolazioni, possiamo fare alcune mosse di semeiotica articolare, comprimendo ad esempio le articolazioni della mano: se il paziente reagisce sappiamo che potenzialmente potrebbe evolvere verso una sintomatologia e quindi facciamo gli esami per controllare i marcatori. Abbiamo poi il supporto dell’ecografia e della risonanza magnetica”.

Come si tratta la patologia una volta diagnosticata?

“Abbiamo a disposizione dei trattamenti antinfiammatori di diversi tipi: quelli cosiddetti sintomatici cortisonici; i fans; quelli che modificano l’andamento della malattia, che sono i vecchi farmaci sintetici fra i quali il Metotrexate, che è ritenuto ancora oggi il farmaco àncora, utilizzabile nelle forme precocissime ma anche in quelle più avanzate, e facilita l’azione dei farmaci biologici (anticorpi monoclonali) che possiamo utilizzare successivamente e/o sovrapporre al metotrexate; infine abbiamo i jak.

Recentemente – e questa è una nota molto importante – le Agenzie del Farmaco, viste le comprovate efficacia e sicurezza ed i bassi costi dei biosimilari degli anticorpi monoclonali, come i biosimilari degli anti TNF, stanno favorendo l’utilizzo di questi ultimi in prima linea anche prima del metotrexate e anche da soli in monoterapia”.

 

FONTE: Salute&Benessere efocus n°32

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