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Sostituzione valvole cardiache: serve un sistema più sostenibile

Costi alti con rimborsi inadeguati. Serve dare una svolta al sistema. Per Corrado Tamburino, professore di Cardiologia dell’Università di Catania: “Bisognerebbe adeguare il DRG, consegnare resoconto di ogni intervento ad un ente unico, e uniformare il percorso”

“Oggi, la durata media di ricovero di un paziente dopo l’intervento percutaneo alla valvola è di due giorni e il costo ospedaliero di una procedura si aggira sui 20-25 mila euro. Il rimborso è pressoché inadeguato in molte zone d’Italia, tranne in alcune virtuose dove si superano i 30mila euro”, dice il Prof. Corrado Tamburino, professore ordinario di Cardiologia all’università di Catania e Capo Dipartimento Cardio-Toraco-Vascolare e Trapianto d’organo dell’Azienda Policlinico-Vittorio Emanuele di Catania. La parola d’ordine è sostenibilità: servono misure specifiche per adeguare il DRG (Raggruppamenti omogenei di diagnosi), uniformare il percorso diagnostico-terapeutico, rimborsi adeguati dei costi della procedura e i sistemi di controllo (audit). Il Prof. Tamburino è stato il primo, in Italia, ad eseguire il primo intervento di trattamento con catetere della stenosi aortica e quello con clip dell’insufficienza mitralica.

Il sistema sanitario fa fatica. Cosa significa tutto ciò?

“I pazienti che hanno la stenosi aortica non possono andare incontro a un trattamento, in questo caso salvavita, per una questione meramente economica o per ragioni di spazio”.

Quali possibili soluzioni?

“Ne esiste più di una, però vorrei sottolineare alcuni concetti. Perché in alcuni centri il paziente viene dimesso il giorno dopo e in altri, a parità di tecnica, viene dimesso dopo una settimana o addirittura dieci giorni? Evidentemente esiste una diversa sensibilità nei confronti del problema. Secondo aspetto: è giusto che in molti ospedali il numero delle valvole venga contingentato per motivi di costo? Terzo: gli ospedali devono trattare qualsiasi paziente perché tutti i cittadini hanno il diritto alla salute. Senza dimenticare del problema rimborsabilità, fattore che varia da una regione all’altra”.

Qual è la prospettiva di fronte alla quale noi dobbiamo porci quando parliamo di cardiologia ad alto impatto tecnologico?

“Oggi la maggior parte delle malattie che prima erano incurabili o si curavano solo con la cardiochirurgia possono e vengono trattate seguendo le linee guida ESC/EACTS 2021. La tecnologia che utilizza le valvole o la cura delle valvole tramite catetere è costosa, nuova e in continua evoluzione. Ogni giorno ci troviamo di fronte a tecnologie sempre più sofisticate che ci permettono di trattare sempre meglio e con profili di rischio procedurale sempre più basso pazienti sempre più complessi. E’ noto che le malattie valvolari cardiache hanno una epidemiologia ben chiara e la maggior parte delle valvole cardiache oggi si possono curare facilmente con la cardiochirurgia. Tuttavia, ci sono pazienti ad alto rischio cardiochirurgico, o alcune malattie valvolari cardiache, come la stenosi aortica, che sono tipicamente dell’anziano. Di conseguenza la gestione dei pazienti, spesso complessi e ad alto rischio, diventa più onerosa e complessa. In particolare la stenosi valvolare aortica degenerativa ha una prevalenza del 4% sulla popolazione superiore ai 75 anni” e aumenta per fasce di età e parecchie migliaia di pazienti in Italia ne sono affette.

In che modo viene decisa la tipologia di valvola da impiantare?

“Seguendo le Linee guida che ci dicono, per esempio, che la TAVI (impianto percutaneo trans-catetere della protesi valvolare aortica) è l’unica procedura in classe 1A. Ciò significa che si può impiantare in tutti i pazienti sopra i 75 anni e nei pazienti più giovani ma a rischio intermedio-alto di intervento cardiochirurgico.

Come si affronta il problema dei costi di ricerca?

“Il nostro governo e tutti i governi del mondo non sono in grado di sostenere gli studi di ricerca. Questi sono promossi dalle aziende private, poi gli enti governativi ne verificano l’autenticità o la veridicità dei dati. Siamo arrivati ai livelli attuali in tutto il mondo grazie allo sforzo delle aziende produttrici che hanno investito una gran parte dei loro profitti per promuovere gli studi che hanno dimostrato la superiorità o la validità di questa procedura rispetto alle altre note”.

Quali soluzioni?

“Bisognerebbe adeguare il DRG, consegnando un resoconto di tutto ciò che si fa ad un ente unico, e uniformare il percorso diagnostico terapeutico su tutto il territorio nazionale. Servirebbero rimborsi adeguati dei costi della procedura, e gli audit per la congruità dei risultati, centro per centro. Per quanto riguarda la TAVI, in Italia sarebbero decine di migliaia i pazienti che ne dovrebbero beneficiarne e che non ne beneficiano perché il sistema sanitario è impreparato. Nel 2022, si facevano 194 valvole aortiche per milione di abitanti. In Germania questi numeri erano 400 per milione di abitanti. Bisognerebbe uniformare il prezzo con una variabilità del 10% così da consentire un utilizzo di protesi quanto più appropriate per ciascun paziente”.

 

Contatti:

Azienda Ospedaliero Universitaria Policlinico “G. Rodolico- S. Marco”

U.O.C. Cardiologia -P.O. G. Rodolico

C.A.S.T. Policlinico

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