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Eccessiva Sonnolenza Residua nelle Apnee Ostruttive del Sonno: oggi il rimedio c’è

UNA NUOVA TERAPIA FARMACOLOGICA CONSENTE DI TRATTARE QUESTA PROBLEMATICA, IN CASO NON SI RISOLVA IN MODO SODDISFACENTE CON LA TERAPIA PRIMARIA E INTERFERISCA ANCHE IN MODO GRAVE CON L’ATTIVITÀ QUOTIDIANA DEI PAZIENTI.

Il Prof. Giuseppe Insalaco è primo ricercatore presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche di Palermo e Responsabile del Centro per i disturbi respiratori del sonno, di cui si occupa sia dal punto di vista delle malattie respiratorie che da quello delle Apnee Ostruttive e delle relative terapie.

Prof. Giuseppe Insalaco Primo ricercatore presso il Centro di Tecnologie Innovative per lo Studio dei disturbi respiratori del sonno dell’IRIB – CNR
Professore, cosa sono le Apnee Ostruttive del Sonno (OSA)?

“Si tratta di disturbi che si manifestano durante il sonno con episodi di chiusura parziale o completa delle vie aeree superiori e che comportano un’interruzione respiratoria – apnea o ipopnea – di durata superiore a 10 secondi. Possono verificarsi in tutte le fasce d’età, compresa quella pediatrica, mentre la fascia più preservata sembra essere quella tra i 20 e i 30 anni.

Le cause possono essere varie: nel bambino la più frequente è legata all’ipertrofia di adenoidi e tonsille, mentre nell’adulto sono più legate a fattori anatomici come una mandibola piccola e un po’ retratta, a un’abbondanza di tessuti molli nelle vie aeree superiori o all’aumento di peso”.

Qual è la prevalenza nella popolazione?

“I dati epidemiologici nel mondo parlano di una prevalenza nettamente superiore al 10%, ovviamente con vari gradi di severità. Si comincia a parlare di patologia quando abbiamo più di 5 apnee o ipoapnee per ora di sonno, ed è in funzione di queste che si determina la distinzione della severità: parliamo di forme lievi da 5 a 15, di forme moderate da 15 a 30 e di forme gravi quando il numero degli eventi supera i 30”.

Come si diagnostica la malattia? 

“Il dato fondamentale è riuscire a identificarla, ricorrendo ai sintomi più diffusi, tra i quali il primo è sicuramente il russamento intenso, spesso intermittente. Altro sintomo estremamente frequente è la nicturia ma abbiamo anche una serie di disturbi legati alla cattiva qualità del sonno: disturbi neuro cognitivi, quindi difficoltà di concentrazione, disturbi della memoria recente, riduzione della destrezza abituale, fino all’eccessiva sonnolenza durante il giorno (ESD), un aspetto che riguarda circa il 40% dei soggetti affetti da questa patologia e può impattare in maniera più o meno forte sulla qualità di vita.

La diagnostica è di natura strumentale (polisonnografia) mediante registrazioni notturne di parametri che ci permettono di identificare oggettivamente i vari disturbi del sonno e avere una fotografia della funzione cardiaca e anche una registrazione encefalografica”.

Quali sono i principali metodi di trattamento delle Apnee Notturne?

“L’approccio terapeutico dipende dai risultati ottenuti dalle registrazioni: le forme lievi possono essere trattate con riduzioni di peso o limitando il tempo in posizione supina durante il sonno; per le forme più gravi il trattamento più diffuso è la somministrazione della pressione positiva continua nelle vie aeree (CPAP)”.

Quando si parla di ESD Residua (ESDr) e quali test si utilizzano per la diagnosi?

“Può accadere che, anche una volta impostata la terapia, la risoluzione di queste apnee non si accompagni al ripristino della normale condizione di vigilanza durante il giorno: in questo caso si parla di Sonnolenza Residua, ossia una sonnolenza che permane, nonostante sia stato risolto il problema delle apnee, impattando in modo anche grave sulla vita quotidiana, sociale e professionale del paziente”.

Come viene monitorato un soggetto in terapia primaria ai fini della valutazione della ESDr e con quale periodicità? 

“Il piano terapeutico previsto è di tipo annuale ma inizialmente prevede delle verifiche più ravvicinate. Quindi all’avvio della terapia il paziente viene monitorato a 14 giorni, periodo in cui si titola anche la posologia. Poi, una volta stabilito il corretto dosaggio, segue un primo controllo a tre mesi che poi diventa annuale, per rinnovare la prescrizione.

A fini diagnostici sono impiegati dei questionari di valutazione, tra cui il più noto è quello di Epworth, basato su alcune domande sul grado di attenzione e sulla propensione all’addormentamento del soggetto in diverse attività quotidiane e in momenti non appropriati”.

Esistono oggi delle terapie farmacologiche per curare l’ESDr? 

“Fortunatamente oggi abbiamo a disposizione un farmaco mirato, della famiglia dei WPA (Wake Promoting Agent), da abbinare sempre alla correzione notturna e che ci permette di combattere questo disturbo, consentendo al paziente di ritornare a una vita quotidiana normale.

Gli studi clinici hanno mostrato, infatti, come il trattamento farmacologico è efficace nel favorire la veglia e ridurre la sonnolenza, migliorando così la qualità di vita dal punto di vista fisico e sociale e la produttività in ambito lavorativo”.

 

FONTE: Salute&Benessere efocus n°33

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