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Strategie per vincere la pandemia

VALORIZZARE L’IMMUNITÀ NATURALE E IL DOSAGGIO DEGLI ANTICORPI PERMETTEREBBE DI MODIFICARE L’APPROCCIO PER OTTENERE IL GREEN PASS. QUESTI I SUGGERIMENTI DEL PROF. ANTONINO MAZZONE, VICEPRESIDENTE FISM.

Il Prof. Antonino Mazzone è Direttore del Dipartimento di Area Medica Cronicità e Continuità Assistenziale dell’Ospedale Nuovo di Legnano (MI), Vicepresidente FISM, Past President di FADOI. Abbiamo fatto con lui il punto sulla situazione pandemica in Italia e sulle strategie per contrastarla.

Prof. Antonino Mazzone Direttore UOC Area Medica Cronicità e Continuità Assistenziale Ospedale Nuovo
Professore, come stanno funzionando i vaccini contro il Covid-19?

“I vaccini rappresentano il successo della ricerca degli ultimi anni. In particolare, quello a mRNA ha mostrato una chiara efficacia negli studi clinici, dal 94 al 95%. Il problema sono le varianti. I vaccini disponibili, infatti, sono efficaci per tutte le varianti, come la Delta, che sta dominando in almeno 163 paesi, mentre per la Omicron, che sembra diffondersi di più ma in modo meno virulento, non
è ancora chiaro il ruolo del vaccino nel contrastarla”.

Quanta protezione fornisce una precedente infezione da SARS-CoV-2? E qual è il tasso di reinfezioni nei pazienti affetti da Covid e vaccinati?

“I dati di Harvey e colleghi degli Stati Uniti hanno scoperto che i pazienti con un risultato diagnostico positivo del test di amplificazione dell’acido nucleico per gli anticorpi contro SARS-CoV-2 avevano molte meno probabilità di sviluppare l’infezione da SARS-CoV-2 a 90 giorni rispetto alle persone senza anticorpi.

I nostri dati pubblicati su JAMA nel 2021 (risultato essere secondo la classifica di JAMA, il TOP CME ARTICLES DEL 2021) dimostrano che l’incidenza per 100.000 residenti è stata di 1,0 (95% CI: 0,5-1,5) per le reinfezioni rispetto a 15,1 (95% CI: 14,5-15,7) con le nuove infezioni, mentre il rapporto del tasso di incidenza aggiustato per età, sesso, etnia e l’area sanitaria era 0,07 (IC 95%: 0,06-0,08).

Analizzando l’incidenza cumulativa durante il follow-up abbiamo confermato che le due coorti erano significativamente differenti. Secondo vari lavori pubblicati sulle più importanti riviste scientifiche l’immunità a lungo termine è una realtà, con anticorpi tracciabili anche dopo 12 mesi.

In contrasto con questi dati obiettivi di medicina basata su evidenze scientifiche, che dimostrano una protezione adeguata e duratura in coloro che si sono ammalati da COVID-19, la durata dell’immunità indotta dal vaccino non è completamente nota. Si pensa ad alcuni mesi.

Qual è la sua posizione rispetto a questo tema?

“A nostro avviso, i dati suggeriscono che le persone che hanno confermato di essere state infettate da SARS-CoV-2 potrebbero non aver bisogno di tante dosi di vaccino e non hanno bisogno di vaccinazione a breve termine. Lo dico sulla base di un’esperienza molto toccante: nel Dipartimento che dirigo, in questi due anni abbiamo infatti curato circa 6.000 pazienti affetti da polmonite Covid 19, facendo il possibile con una mortalità molto inferiore rispetto a quella pubblicata dal New England Journal of Medicine nello studio Recovery.

Dato il numero di persone che si sono infettate, si potrebbero liberare 300 milioni circa di dosi per la popolazione più vulnerabile in tutto il mondo e accelerando enormemente l’introduzione del vaccino per coloro che ne hanno bisogno. La prudenza doveva essere estesa ai vaccini, si poteva cioè aspettare a vaccinare i pazienti che hanno avuto il Covid, facendo la sierologia negli esposti e  risparmiando così dosi ed effetti collaterali”.

Cosa propone in concreto?

“Proponiamo di fare come si stanno organizzando in alcuni paesi, ad esempio Svizzera e Principato di Monaco: per i pazienti che hanno avuto il Covid e i vaccinati dal 15 dicembre 2021 accorciare la durata del green pass a 5-7 mesi dall’ultima dose e, nello stesso tempo, concedere l’opportunità ai cittadini di valutare gratuitamente gli anticorpi e se ne hanno a sufficienza, di posticipare la dose di vaccino e di valutare ogni tre mesi per decidere e calibrare meglio la somministrazione. Detto questo, il nostro consiglio è che tutti si vaccinino con la terza dose, ma ragionando su quando farla in base alla storia clinica ed agli anticorpi antispike”.

 

FONTE: Salute&Benessere efocus n°33

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