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Nuove frontiere della Cardiologia Interventistica: riparare la Valvola Tricuspide senza bisturi

CON TECNICHE INNOVATIVE E STRUMENTI MINIATURIZZATI, OGGI È POSSIBILE CURARE  L’INSUFFICIENZA TRICUSPIDALE SEVERA, UN TEMPO TRATTATA SOLO CON LA CHIRURGIA, SENZA APRIRE IL TORACE.

A parlarcene, il Prof. Ciro Indolfi, Presidente della Società Italiana di Cardiologia, Ordinario di Cardiologia e Direttore delle Scuola di Specializzazione in Malattie dell’Apparato Cardiovascolare presso l’Università Magna Graecia di Catanzaro.

“La struttura in cui opero è stata la prima in Calabria a occuparsi del trattamento delle Cardiopatie strutturali: nel 2009 è partito il programma per il trattamento percutaneo della valvola aortica, nel 2010 quello per la valvola mitrale e nel 2020 il programma per il trattamento percutaneo dell’insufficienza tricuspidalica. Secondo le Linee Guida della Società Europea di Cardiologia tutte queste procedure devono essere effettuate in Centri specializzati e ad alto volume”.

Prof. Ciro Indolfi Direttore delle Scuola di Specializzazione in Malattie dell’Apparato Cardiovascolare Università Magna Graecia
Professore, che cos’è l’Insufficienza Tricuspidale? 

“È l’incapacità di una chiusura completa dei tre lembi che compongono la Valvola Tricuspide (che divide atrio e ventricolo destro) durante la sistole, cioè quando il sangue passa dal ventricolo destro all’arteria polmonare per essere poi immesso nella circolazione polmonare dove viene sottoposto a riossigenazione.

Se durante la fase di eiezione in arteria polmonare la Valvola Tricuspide è insufficiente, parte del sangue ritorna indietro in atrio e a seconda dell’entità dell’insufficienza può avere conseguenze diverse. Infatti, un’insufficienza lieve non ha alcun significato clinico, mentre un’insufficienza severa o torrenziale in genere è associata a sintomi o a modifiche irreversibili del circolo polmonare.

L’insufficienza tricuspidale può essere primitiva (in circa il 15% dei casi) cioè legata ad una disfunzione dei lembi valvolari causata da endocardite, malattie congenite o presenza di device come pace-maker e defibrillatori; oppure secondaria (cioè con lembi integri e con insufficienza causata dalla disfunzione del ventricolo destro o a dilatazione dell’anulus) che comprende la maggior parte delle cause (85%).

I sintomi possono variare da dispnea da sforzo, a riposo, fino, nelle fasi più avanzate, ad un vero e proprio scompenso del cuore destro che necessita di ospedalizzazione”.

La Valvola Tricuspide: da valvola dimenticata a nuova frontiera della Cardiologia interventistica?

“Negli ultimi anni l’attenzione dei Cardiologi si è concentrata sul possibile trattamento percutaneo della Valvola Tricuspide in considerazione della pessima qualità di vita e delle continue ospedalizzazioni dei pazienti più gravi.

Anche le ultime linee guida della Società Italiana di Cardiologia sono concordi nell’indicare un trattamento dell’insufficienza tricuspidalica se il paziente è sottoposto ad intervento chirurgico per altri motivi e prevedono anche il trattamento percutaneo in caso di alto rischio chirurgico o di comorbidità. Inoltre, l’intervento chirurgico “isolato” sulla Valvola Tricuspide è gravato da un’alta mortalità intraospedaliera: per questi motivi il trattamento percutaneo è stato accolto con entusiasmo dalla Comunità Scientifica”.

Come avviene l’intervento di Riparazione Transcatetere con tecnica TriClip?

“Il trattamento con TriClip è attualmente tra i più diffusi: sono stati recentemente presentati i dati a due anni dello studio Triluminate (che ha dato il marchio CE al device) che ha dimostrato una buona efficacia e sicurezza della procedura con una netta riduzione delle ospedalizzazioni del paziente per scompenso cardiaco e un miglioramento della qualità di vita.

La procedura viene effettuata in anestesia totale: su una guida supportiva, il catetere guida viene fatto avanzare attraverso la vena femorale fino alla vena cava inferiore e all’atrio destro.

Quindi nel catetere viene introdotta la clip che una volta fuoriuscita in atrio destro viene piegata sulla valvola, spinta nel ventricolo e poi ritirata fino ai lembi che vengono “graspati” con la clip per chiudere l’orifizio attraverso il quale il sangue ritornava in atrio durante la sistole.

Se il risultato è soddisfacente si rilascia la clip e si rimuove il catetere, altrimenti si possono posizionare più clip. Anche solo la riduzione dell’entità dell’insufficienza può migliorare notevolmente la sintomatologia e quindi la qualità di vita del paziente.

La procedura è sicura, soprattutto se la scelta del paziente è effettuata in maniera accurata dall’Heart Team, il gruppo composto da varie professionalità (cardiologo, cardiochirurgo, anestesista, esperto di imaging) che valuta tutte le caratteristiche del paziente e consiglia il migliore trattamento possibile, chirurgico o percutaneo; se effettuata con un giusto timing; se l’insufficienza tricuspidalica è importante e se il ventricolo destro non è molto compromesso”.

 

FONTE: Salute&Benessere efocus n°33

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