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I nuovi traguardi nella cura della Sordità

Grazie a tecnologie sempre più avanzate, oggi è possibile curare anche le sordità più severe.

A parlarcene il Prof. Domenico Cuda, Direttore dell’UOC di Otorinolaringoiatria dell’Ospedale Guglielmo da Saliceto di Piacenza, centro di riferimento nel trattamento delle malattie dell’orecchio e dell’udito.

“La sordità è un problema abbastanza comune nella popolazione e aumenta con l’avanzare degli anni. Negli anziani si dovrebbe parlare di presbiacusia, ossia di una perdita uditiva associata all’età che può essere frutto di altre problematiche che, nel corso della vita, hanno portato al deterioramento della funzione uditiva. Il 4% della popolazione ha un difetto uditivo importante e oltre gli 80 anni una persona su due ha un deficit uditivo. Le sordità dell’infanzia, sebbene numericamente inferiori, sono tuttavia molto più gravi perché interferiscono con lo sviluppo del linguaggio qualora siano presenti alla nascita”.

 

Quali sono le principali cause della sordità?

“L’80% circa delle sordità sono neurosensoriali: questo significa che il danno, irreversibile, riguarda la parte interna dell’orecchio, la coclea, con la morte delle cellule ciliate. Le cause possono essere tantissime: in primis genetiche, a seguire, traumi acustici acuti o cronici, agenti infettivi (virus, batteri, parassiti), sostanze tossiche (pensiamo ai farmaci ototossici come ad esempio alcuni anti tumorali), malattie autoimmunitarie… Il restante 20%, invece, è di tipo trasmissivo: a essere difettoso è in questo caso l’apparato meccanico dell’orecchio (timpano, membrana, ossicini…). Lo spettro è dunque ampio, per questo va eseguita un’attenta diagnosi clinica individualizzata per ciascun paziente, che non può fermarsi al semplice esame audiometrico”.

 

Che peso ha la tecnologia attuale nella personalizzazione della cura?

“Ci aiuta tantissimo, sia nella fase di diagnosi che poi nella scelta del trattamento delle diverse forme di sordità e nella sicurezza durante l’intervento chirurgico: basti pensare alle tecniche audiologiche molto approfondite che consentono di fare diagnosi anche sui neonati. O ai miglioramenti raggiunti nella diagnostica per immagini nelle risonanze magnetiche e nelle tac o ancora, nella diagnosi genetica, che consente di analizzare dei pannelli di geni e inquadrare esattamente il gene che ha causato un certo tipo di sordità per scegliere la cura più appropriata. Altro grandissimo aiuto ci viene dall’essere riusciti a implementare gli screening uditivi neonatali, cosa che ci permette di effettuare diagnosi precoci anche su sordità poco comuni ma che potrebbero essere devastanti se non identificate per tempo”.

 

Come vengono curate le diverse sordità?

“Per quelle trasmissive spesso la soluzione è chirurgica: stapedotomia per l’otosclerosi, ricostruzione della membrana timpanica, ossiculoplastica, timpanoplastica. Ci sono poi le terapie mediche o farmacologiche. Per le sordità neurosensoriali, invece, dipende tutto dalla gravità: possono essere, infatti, gestite con apparecchi acustici che oggi non sono più semplici protesi bensì microchip digitali e tecnologicamente molto avanzati e sofisticatissimi in grado di elaborare il suono in modo da personalizzare il più possibile il segnale per ogni specifico paziente. Inoltre sono miniaturizzati al massimo, con notevoli vantaggi anche da un punto di vista estetico. Per le sordità più gravi invece, oggi abbiamo gli impianti cocleari. A differenza degli apparecchi acustici, che sono strumenti di amplificazione, questi impianti consistono nell’inserire una serie di elettrodi all’interno della coclea dove si trovano le fibre nervose acustiche, che vengono riattivate con piccoli stimoli elettrici così da consentire alla persona di sentire nuovamente, bypassando le cellule ciliate morte all’interno della cloclea. L’impianto cocleare è l’unico organo sensoriale artificiale costruito ad oggi dall’uomo. Si tratta di impianti molto calibrati e personalizzati sulle esigenze di ciascun paziente e sulla sua anatomia: grazie alla tecnologia è infatti possibile studiare attentamente il soggetto prima dell’intervento (con una ricostruzione di immagini in 3D che fotografa i dettagli anatomici) così da selezionare gli elettrodi giusti e garantire i risultati migliori in termini di qualità di vita dei pazienti e anche di sicurezza nell’intervento. In Italia oggi esistono una cinquantina di centri specializzati che, con numeri e casistiche diverse, effettuano questo tipo di intervento. L’Ospedale di Piacenza ha il maggior numero di ricoveri d’Italia, accogliendo pazienti da tutto il Paese e anche dall’estero”.

 

Uno sguardo al futuro: l’udito su misura

La tecnologia attuale consente un’accurata pianificazione radiologica preoperatoria e una ottimizzazione post. Ciascun individuo ha una struttura anatomica diversa: la lunghezza della coclea cambia per ogni paziente e solo gli ospedali che utilizzano il sistema di analisi radiologica Otoplan sono in grado di scegliere e personalizzare l’impianto cocleare. L’udito su misura permette al paziente di sentire con una naturalezza mai raggiunta prima.

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Domenico-Cuda

Ospedale Sant’Orsola Malpighi, Via Massarenti 9 Bologna

Contatti

Prof. Domenico Cuda

Dir. UOC Otorinolaringoiatria Ospedale Guglielmo da Saliceto

Via G. Taverna, 49 – Piacenza

Tel. +39 0523 303262

Mail: d.cuda@ausl.pc.it

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