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Sindrome del Tunnel Carpale: oggi si può trattare per via endoscopica

L’INTERVENTO IN CHIRURGIA MINI INVASIVA CONSENTE DI RISOLVERE QUESTA PATOLOGIA MOLTO DIFFUSA IN MODO SICURO ED EFFICACE, CON NOTEVOLI BENEFICI IN TERMINI DI DOLORE, GUARIGIONE E TEMPI DI RECUPERO.

La Prof.ssa Adriana Cordova è la prima donna ad essere stata eletta come Presidente della SICPRE ed è la Direttrice dell’Unità Operativa di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica del Policlinico Paolo Giaccone di Palermo, un punto di riferimento accogliente e all’avanguardia, con percorsi diagnostico-terapeutici multidisciplinari e unico Centro nel Sud Italia riconosciuto dalla Federazione Europea della Chirurgia della Mano come Centro per il trattamento dei traumi e dei reimpianti di Arto Superiore.

Prof.ssa Adriana Cordova Direttrice UO di Chirurgia Plastica AOU Policlinico P. Giaccone
Professoressa, cos’è la patologia del Tunnel Carpale? 

“Si tratta di una patologia molto frequente che colpisce prevalentemente il
sesso femminile nell’età della menopausa ed è determinata dalla compressione del nervo mediano a livello del Canale Carpale, che è costituito da una base ossea e dal tetto costituito da un legamento fibroso trasverso.

Di solito è proprio l’inspessimento di questo legamento a determinare la compressione sul nervo e quindi il dolore, a cui segue la diminuzione della funzione della mano, inizialmente solo sensitiva, e in fase avanzata anche motoria, a carico della mobilità del pollice, perché vengono paralizzati i muscoli dell’eminenza tenar. Altre volte la causa può essere la comparsa di Angiomi o Lipomi, l’Ipertrofia delle guaine tendinee o altri fenomeni infiammatori.

Da un punto di vista diagnostico è abbastanza semplice da riconoscere. Pur essendoci ovviamente diversi gradi di gravità, molti sintomi sono infatti assolutamente tipici: un formicolio persistente, un dolore pungente, una sensazione di pesantezza alla mano, la tendenza a posizionare la mano fuori dal letto durante la notte”.

Come viene trattata?

“Si interviene in anestesia locale o tronculare, in regime di day hospital o addirittura di day service, con un intervento chirurgico classico attraverso una piccola incisione nel palmo della mano, o, novità dell’ultimo anno, per via endoscopica.

Si tratta di una tecnica di chirurgia mini invasiva, che prevede una piccolissima incisione di pochissimi millimetri a livello del polso attraverso la quale, con l’aiuto delle fibre ottiche e di un piccolo monitor, si va a decomprimere il nervo mediano, sezionando il legamento traverso del carpo e aumentando quindi lo spazio all’interno del tunnel.

L’indicazione è personalizzata per ogni singolo paziente, ma in generale per le forme più avanzate o che derivano da compressione esterna spesso si preferisce la chirurgia classica, mentre per le forme idiopatiche dovute all’inspessimento del legamento si opta per la via endoscopica.

I vantaggi del trattamento mini invasivo sono sicuramente una guarigione più rapida, meno dolore nella fase post-operatoria e riabilitativa e una cicatrice di piccolissime dimensioni; entrambe le tecniche prevedono comunque una fasciatura compressiva per circa una settimana dopo l’intervento”.

Il suo reparto è un Centro di eccellenza non solo per la Chirurgia della Mano ma per diversi percorsi multidisciplinari. Quali sono i principali?

“Abbiamo percorsi per il Tumore della mammella, all’interno della Breast Unit, del Melanoma, del Melanoma Metastatico e per l’urgenza delle Infezioni necrotizzanti dei tessuti molli; un importante progetto di Ortoplastica, che nasce dalla collaborazione tra ortopedici e chirurghi plastici; il percorso TUTTO – acronimo di tutela umana dei soggetti transessuali e transgender in ambito ospedaliero – dedicato ai pazienti transessuali; e ancora G.O.Te.C, dedicato ai tumori del distretto testa/collo in collaborazione con oncologi radiologi, anatomopatologi, medicina orale, radioterapisti.

In tutti questi percorsi il valore aggiunto è dato dalla presa in carico complessiva del paziente, che non si limita all’intervento chirurgico ma che lo accompagna dal momento della diagnosi fino alle cure di riabilitazione e nutrizionali. Infine, abbiamo un progetto, finanziato dall’Assessorato, per il trattamento dei pazienti spastici, che da noi possono giovarsi di alcuni trattamenti con Tossina Botulinica o di trasposizione tendinea finalizzati a renderli autonomi in alcune funzioni”.

 

FONTE: Salute&Benessere efocus n°33

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