GRAZIE ALLA COLLABORAZIONE TRA EPATOLOGIA E RADIOLOGIA INTERVENTISTICA, QUESTA PROCEDURA OGGI CONSENTE DI TRATTARE CON OTTIMI RISULTATI DIVERSE COMPLICANZE DELLA CIRROSI EPATICA.
La Città della Salute e della Scienza di Torino rappresenta un Centro d’eccellenza in Italia per l’attività epatologica, per i trapianti epatici (ad oggi conta più di 3600 interventi) e per il primo posizionamento di TIPS in Italia, per la quale oggi la struttura torinese è un Centro di Riferimento per tutta la Regione.
Abbiamo approfondito l’argomento con il Dott. Alfredo Marzano, specialista in Gastroenterologia, Epatologo dei trapianti e Responsabile della Struttura Semplice di Gastroepatologia dell’Ospedale San Giovanni Battista, il Prof. Paolo Fonio, Ordinario di Radiologia presso l’Università degli Studi di Torino e Direttore del Dipartimento di Diagnostica per immagini e Radiologia Interventistica e il Dott. Dorico Righi, Direttore della Radiologia 3 Diagnostica e Interventistica presso Le Molinette.
Dott. Marzano, per cosa si utilizza la TIPS?
“La TIPS è una procedura che agisce sul controllo dell’ipertensione portale, una complicanza di diverse malattie del fegato. I dati ISTAT più recenti segnalano una prevalenza della cirrosi in Italia dello 0.3%, con circa 180.000 casi a livello nazionale e 10.000 decessi all’anno, dovuti all’epatocarcinoma, una complicanza peculiare della cirrosi, oppure allo scompenso clinico della malattia.
Negli ultimi 30 anni si è assistito ad una riduzione della mortalità per cirrosi ma, mentre si riducono le forme virali, sono in aumento le malattie epatiche legate all’alcol, all’obesità e alle forme dismetaboliche. La riduzione della mortalità è dovuta a molteplici fattori, tra i quali il trapianto epatico, la vaccinazione per l’epatite B, le terapie antivirali e i notevoli progressi della terapia della cirrosi scompensata, tra i quali spicca appunto la TIPS”.
Prof. Fonio, come funziona questa procedura?
“Sotto controllo ecografico e in sedazione, viene posizionata una protesi nel fegato, tramite un esclusivo approccio esterno, non chirurgico, da parte del radiologo interventista attraverso la vena giugulare. Mettendo in comunicazione artificiale il sistema venoso afferente al fegato tramite la vena porta e quello efferente, lo stent corregge l’aumento pressorio legato alla cirrosi. La riuscita tecnica oggi è altissima, intorno al 98%; ma anche dal punto di vista clinico i risultati sono ottimi”.
Dott. Marzano, questa procedura è adatta a tutti i pazienti?
“No, non a tutti i pazienti è necessario fare questo tipo di intervento e non per tutti è indicato. L’indicazione clinica per la TIPS è lo scompenso ed in particolare l’ascite o il sanguinamento: con la procedura si ristabilisce il compenso clinico, ma al contempo si sottopongono a un forte stress i diversi organi, in particolare cuore e cervello. In più la TIPS non agisce, a differenza del trapianto, sulla funzione del fegato, che rimane deficitaria.
Per questo motivo non tutti i pazienti possono beneficiare della procedura: nelle persone anziane è sconsigliata per il rischio di encefalopatia, mentre in alcuni pazienti cirrotici la procedura è usata come ponte temporaneo per portarli al trapianto.
Il ruolo principale nella selezione del paziente spetta all’epatologo, vanno però poi considerate altre variabili, quali la riserva funzionale del fegato, la capacità di compenso dei diversi organi, l’età, il contesto socio-assistenziale e dunque la procedura va coordinata in tutte le sue fasi con le diverse figure dell’équipe multidisciplinare. Ed è grazie a questa collaborazione che oggi queste indicazioni si sono ampliate moltissimo”.
Dott. Righi, può darci qualche indicazione sulla vostra attività?
“Con il Centro Trapianti Epatici e con la Gastroepatologia abbiamo contatti quotidiani e siamo riusciti a creare un Centro multispecialistico molto affiatato ed efficace. Insieme alla Radiologia Universitaria eseguiamo la TIPS da circa trenta anni con un numero medio annuale di oltre 60 interventi.
L’evoluzione dei materiali angiografici ha consentito di migliorare i risultati a distanza e di ridurne i tempi di esecuzione. Inoltre la maggiore esperienza tecnica acquisita ha consentito di eseguire consuccesso tecnico e clinico pazienti che erano considerati non trattabili nelle Linee Guida dei Centri più importanti del mondo: oggi è possibile trattare correttamente pazienti con trombosi
portale o pazienti portatori di cavernoma portale”.
FONTE. Sanità&Benessere efocus n°32