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Combinazione di farmaci per curare il mieloma multiplo

A parlarci di questo tumore la Dott.ssa Galli, Dirigente medico del Dipartimento di Oncologia ed Ematologia dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo

Il mieloma multiplo è una neoplasia che colpisce le plasmacellule, una componente molto importante del sistema immunitario. In particolare, le plasmacellule sono il risultato della maturazione dei linfociti B che, assieme ai linfociti T, rappresentano le due principali tipologie cellulari coinvolte nella risposta immunitaria. Il ruolo delle plasmacellule, che si trovano soprattutto nel midollo osseo, è quello di produrre e liberare anticorpi per combattere le infezioni, ma in alcuni casi la loro crescita procede in maniera incontrollata dando origine alla patologia. A parlarci di questa neoplasia, la D.ssa Monica Galli, Dirigente medico del Dipartimento di Oncologia ed Ematologia dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Laureata in Medicina e Chirurgia all’Università di Milano, si è specializzata in Ematologia Clinica e di Laboratorio all’Università di Parma, conseguendo poi un dottorato di ricerca all’Università di Maastricht in Olanda. Dal 2005 al 2012 è stata membro del Comitato Editoriale della rivista “Journal of Thrombosis and Haemostasis”, dal 2010 ricopre lo stesso incarico per la rivista “Autoimmunity Highlights”. Ha partecipato e partecipa a studi clinici nazionali ed internazionali sul mieloma multiplo, l’anemia in pazienti con linfomi non Hodgkin a grandicellule B e sulla sindrome da anticorpi antifosfolipidi.

Dott.ssa Galli, cos’è il mieloma multiplo e cosa lo caratterizza rispetto ad altre patologie onco-ematologiche?

Si tratta di una neoplasia piuttosto rara, perché rappresenta circa l’1% di tutti i tipi di tumore ed il 10-15% di quelli ematologici. La malattia è caratterizzata dalla crescita incontrollata delle cellule deputate alla produzione di anticorpi (le plasmacellule), che infiltrano il midollo osseo e rilasciano una proteina anomala facilmente identificabile, nella maggior parte dei casi, con un semplice esame del sangue chiamato elettroforesi proteica. Il mieloma multiplo, a differenza della maggior parte delle altre neoplasie ematologiche, può provocare dolore intenso, interessando le ossa nell’80% dei pazienti. Queste diventano più fragili e di conseguenza si fratturano più facilmente, mentre le vertebre tendono a schiacciarsi, provocando quindi forte dolore. Ciò che lo differenzia dalle neoplasie non ematologiche è invece il fatto che si tratta di una malattia di tipo sistemico, nel senso che nella maggior parte dei casi riguarda il midollo osseo, mentre i tumori solidi sono generalmente localizzati. Inoltre ha delle modalità di presentazione molto variabili: la più diffusa è quella presente nel midollo osseo, ma esistono situazioni in cui può essere localizzato in una singola sede, od in cui si presenta contemporaneamente come una malattia midollare sistemica e con depositi localizzati di malattia, od addirittura esordire come una leucemia, cioè con la presenza di plasmacellule mielomatose e quindi tumorali, nel sangue. In sostanza, la caratteristica peculiare del mieloma multiplo è quella di comportarsi sia come una malattia sistemica che come una malattia localizzata, ed in alcuni pazienti questi due aspetti coesistono.

Com’è cambiato oggi l’approccio terapeutico?

Oggi vuol dire di fatto negli ultimi 20 anni, ossia dal 1998, quando venne pubblicato sul “New England Journal of Medicine” il primo studio che certificava l’efficacia della talidomide sui pazienti con la malattia in stadio avanzato e quindi con molte linee di terapia già fatte. Da quel momento la terapia per il mieloma multiplo è andata verso una grande rivoluzione. Mentre prima il trattamento era essenzialmente basato sulla chemioterapia, adesso si sono inseriti nel trattamento farmaci di nuova generazione come i farmaci immunomodulatori (quali lenalidomide e pomalidomide), gli inibitori del proteasoma, gli inibitori dell’istone deacetilasi e gli anticorpi monoclonali, che combinati tra loro o con i chemioterapici, sono in grado di assicurare, nella maggior parte dei pazienti, un prolungato controllo di malattia ed una migliore sopravvivenza. Anche se non si può ancora parlare di guarigione dal tumore, casistiche recenti riportano una sopravvivenza media assai superiore ai 5 anni per i pazienti affetti da questa patologia.

Che ruolo gioca il paziente nella gestione della malattia?

Svolge sicuramente un ruolo fondamentale, nel senso che se vogliamo partire da un livello diagnostico, è grazie al paziente – che ci spiega quali sono i suoi sintomi – che si eseguono i giusti accertamenti. Il ruolo del paziente è ancora più importante durante la fase di gestione del trattamento, perché se questo è efficace, il primo a capirlo è sicuramente il paziente stesso. Il trattamento del mieloma è gravato da una possibile serie di effetti collaterali, alcuni dei quali sono comuni più o meno a tutti i tipi di terapia, altri invece sono specifici per certi farmaci. È quindi fondamentale che il paziente comunichi al proprio medico quali effetti collaterali si presentano, in modo da adeguare la terapia e bilanciarne efficacia e tollerabilità.

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D.ssa Monica Galli

ASST Papa Giovanni XXIII

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