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Diabete Mellito di tipo 2 e nuove terapie

L’incremento dell’incidenza della patologia nei prossimi anni richiede l’adozione di strategie di prevenzione primaria e secondaria, con diagnosi precoce e controllo ottimale della glicemia.

Abbiamo fatto il punto con il Dottor Eugenio D’Amico, specialista in Endocrinologia e Malattie del Ricambio-Diabetologo, Direttore della SC di Medicina dell’ASP Cosenza Spoke Paola Cetraro. 

Cos’è il Diabete e quale incidenza avrà in futuro sulla popolazione?

“Il Diabete Mellito (DM) di tipo 2 è una patologia caratterizzata da un aumento dei valori della glicemia nel sangue. Le persone con questa patologia sono spesso resistenti all’azione insulinica. Questa forma di Diabete resta frequentemente non diagnosticata per molti anni, poiché l’iperglicemia non è così severa da dare sintomi evidenti. L’OMS ha lanciato già da qualche anno un allarme sulla “pandemia Diabete”. Si stima, infatti, che entro il 2026 le persone affette da DM di tipo 2 nel mondo saranno oltre 300 milioni. Di fronte a queste previsioni, confermate peraltro dal documentato incremento dell’incidenza della patologia, si rende sempre più necessario adottare strategie di prevenzione primaria rivolte alla popolazione a rischio di sviluppare il Diabete (familiarità, obesità, sedentarietà, ecc.) e di prevenzione secondaria delle complicanze, mediante la diagnosi precoce e il controllo ottimale della glicemia. Un buon controllo glicemico riduce, infatti, il rischio di complicanze croniche micro e macrovascolari”.

Come definire se la patologia è ben compensata?

“Un paziente ha un ottimo controllo metabolico se ha un valore di emoglobina glicosilata pari o minore del 7%. Al Diabetologo va richiesto un approccio terapeutico personalizzato sulla base dell’età del paziente, durata di malattia, comorbidità, al fine di ottenere sia l’efficacia sia la sicurezza. Un altro requisito indispensabile a una terapia ipoglicemizzante ottimale è tenere conto dei meccanismi di fisiopatologia alla base dell’insorgenza del Diabete. Negli ultimi anni, accanto al deficit beta-secretorio e all’insulino-resistenza si è scoperta una nuova causa che contribuisce alla perdita dell’omeostasi glucidica: il deficit di GLP-1 (glucagon-like peptide-1)”.

Di cosa si tratta?

“Di un ormone gastro-intestinale, denominato “incretina”, rilasciato in risposta all’ingestione di cibo, la cui emivita è molto breve (1-2 minuti), e che svolge un ruolo di grande rilievo nell’omeostasi glicemica, stimolando fino al 50-70% la secrezione insulinica dopo un pasto e sopprimendo nel contempo la secrezione di glucagone”.

Esistono dei farmaci che riproducono l’effetto del GLP-1?

“Dopo anni di sperimentazione sono stati immessi in commercio dei farmaci incretino-mimetici agonisti o inibitori della DPP-4, l’enzima che inattiva il GLP-1 subito dopo la sua sintesi. I vantaggi di questi farmaci sono l’efficacia nella riduzione dell’emoglobina glicosilata, un rischio ipoglicemico quasi nullo e un incremento ponderale nullo”.

Quando è bene iniziare queste terapie?

“Nella pratica clinica, la mia esperienza conferma che l’introduzione precoce di questi farmaci consente risultati molto efficaci in assenza di effetti collaterali quali ipoglicemie e incremento ponderale. Tale classe di farmaci andrebbe dunque proposta il più precocemente possibile al paziente diabetico, magari anche alla diagnosi, al fine di sfruttare le potenzialità di preservazione della massa beta e alfa-cellulare”.

Cosa si auspica per il futuro più prossimo?

“Una terapia con gli analoghi del GLP-1 in grado di aggredire uno dei principali fattori della  fisiopatologia della malattia diabetica, a fronte di un costo apparentemente più elevato rispetto ad altri ipoglicemizzanti in uso, comporta in realtà una riduzione dei costi per il SSN in quanto favorisce una riduzione delle ipoglicemie, specie nei casi severi che richiedono ricovero ospedaliero; una riduzione delle ospedalizzazioni per complicanze croniche provocate da un Diabete scompensato, come conseguente miglioramento del controllo glicemico; una riduzione della spesa per presidi, poiché si tratta di farmaci normo-glicemizzanti e non ipoglicemizzanti che richiedono una minore frequenza di autocontrollo domiciliare. È auspicabile, quindi, che i farmaci GLP-1R agonisti siano prescritti dagli operatori sanitari che si trovano a gestire il Diabete fin dall’esordio, così che nel prossimo futuro si abbia conferma del vantaggio del loro impiego sia per la salute del paziente, sia per la riduzione della spesa pubblica”.

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Contatti

Dott. Eugenio D’Amico

Direttore SC di Medicina, ASP Cosenza Spoke

Paola Cetraro

Via Promintesta, 87027 Paola (CS)

Tel. 347.3349356

Mail: eugenio.damico@aspcs.gov.it

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