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“Donne Protagoniste in Sanità”, Convention a Bologna il 23 e 24 giugno

«Vogliamo contribuire a modellare in modo concreto e originale il futuro della sanità, rendendo migliore il sistema socio-sanitario italiano».

A dirlo è “Donne Protagoniste in Sanità”, una community nata per incidere profondamente nelle organizzazioni pubbliche e private, affinché le donne possano esprimere pienamente il loro potenziale in ogni ambito in cui agiscono. Per il 23 giugno e il 24 giugno la community ha organizzato una convention a Bologna e ha lanciato il Premio “Protagoniste in Sanità 2022”, riconoscimento istituito per valorizzare tutte quelle esperienze tese a superare il gender gap, innanzitutto culturale, o a introdurre percorsi di salute ad hoc per la donna quale figura centrale all’interno della famiglia e della comunità.
«Una sanità governata dalle donne è il miglior modo di contribuire ad affrontare il momento attuale stretto tra pandemia e guerra. Durante la pandemia la novità è stata costituita dalla grande visibilità delle donne, e dal loro imprescindibile ruolo, per quantità e qualità, nel Sistema sanitario nazionale. In questo clima le donne professioniste sono già state capaci di assicurare alta qualità di assistenza fin nella più periferica postazione. Le donne considerano così importante la salute, la sua costruzione e preservazione che, oltre a garantirla nel presente, sono pronte a occuparsi autorevolmente del suo futuro», dichiara Monica Calamai, direttrice generale Ausl Ferrara e coordinatrice della Community Donne Protagoniste in Sanità.
«Le donne in sanità sono più degli uomini, ma guadagnano meno. Il 48% dei medici è donna, tra il personale infermieristico le donne fanno la parte del leone: ben il 78% – ricordano dalla community “Donne Protagoniste in Sanità” -. È arrivato il momento che anche i sistemi organizzativi si confrontino con la realtà di una professione principalmente al femminile, soprattutto nelle fasce di età più giovani. Anche nella Sanità, come in altre professioni e settori della società, a una presenza sempre maggiore di donne non corrisponde però un’analoga rappresentanza del genere femminile nelle posizioni di vertice. Un modello culturale ancora difficile da superare. Un gruppo composto da soli maschi affronterà i problemi con una visione esclusivamente maschile, invece i diversi temi devono essere affrontati, dal punto di vista organizzativo e strategico, anche con la visione femminile».

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