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MitraClip: una nuova arma contro l’Insufficienza Mitralica

UNA TECNICA MINIMAMENTE INVASIVA PERMETTE OGGI DI RISOLVERE UNA GRAVE PATOLOGIA DELLA VALVOLA MITRALE, CON RISULTATI ECCELLENTI IN TERMINI DI SOPRAVVIVENZA E DI MIGLIORAMENTO DELLA QUALITÀ DI VITA.

“Fino a pochi anni fa la Cardiologia Interventistica si concentrava sul trattamento delle malattie stenotiche delle coronarie, tanto da rappresentare oggi il gold standard nel trattamento dell’infarto acuto.

Negli ultimi anni, le stesse procedure si sono estese anche alle patologie strutturali, tra cui la stenosi aortica e soprattutto le malattie della valvola mitrale” spiega il Prof. Giovanni Esposito, Ordinario di Cardiologia e Direttore della Scuola di Specializzazione in malattie dell’apparato cardiovascolare dell’Università Federico II di Napoli, Direttore dell’UOC di Cardiologia UTIC di Emodinamica della stessa AOU e attualmente Presidente della Società Italiana di Cardiologia Interventistica.

“E proprio una delle tecniche di riparazione di insufficienza mitralica, oggi eseguita per via percutanea dai Cardiologi Interventisti, ha dimostrato negli ultimi anni di avere un ruolo importantissimo in termini di riduzione della mortalità dei pazienti”.

Prof. Giovanni Esposito Direttore UOC di Cardiologia UTIC di Emodinamica Università degli Studi Federico II
Professore, cos’è l’Insufficienza Mitralica?

“È la patologia cardiaca più frequente che interessa la valvola mitrale, una delle quattro valvole del cuore, caratterizzata da un difetto di chiusura che fa sì che parte del sangue pompato dal ventricolo sinistro refluisca nell’atrio sinistro invece che andare nell’aorta, provocando affaticamento, dispnea e disturbi respiratori anche gravi che possono evolvere in forme di scompenso cardiaco progressivo.

Ci sono due cause principali che la determinano: una primitiva, dovuta a miocardiopatie e a malattie primitive del cuore; e una secondaria, che riguarda la maggior parte dei casi di insufficienza, che può insorgere dopo un infarto del miocardio o per una degenerazione della valvola stessa”.

Come si tratta oggi questa patologia?

“Con un intervento di riparazione transcatetere con tecnica MitraClip basato sulla riparazione edge-to-edge introdotta in chirurgia molti anni fa dal Prof. Ottavio Alfieri e finalizzato a ridurre o eliminare l’insufficienza mitrale facendo in modo che i due lembi della valvola tornino a chiudersi.

Il dispositivo, inserito per via percutanea attraverso la vena femorale, in sedazione e senza circolazione extracorporea, raggiunge prima l’atrio destro del cuore e successivamente la valvola mitrale, dopo aver punto e attraversato il setto interatriale.

Tale procedura permette di riparare il difetto valvolare in modo mini-invasivo e quindi è indicata anche per quei pazienti per i quali, a causa dell’età avanzata o di altre patologie associate, il trattamento cardiochirurgico tradizionale, a cuore aperto e con circolazione extracorporea, è considerato troppo rischioso. Il corretto posizionamento del dispositivo viene guidato dall’esame ecocardiografico transesofageo”.

Il trattamento con MitraClip è stato riconosciuto come standard di cura con un’elevata classe di raccomandazione: come impatta sulla storia naturale dei pazienti?

“Già nella malattia primitiva in genere la riparazione chirurgica dà ottimi risultati, ma è soprattutto nelle cause secondarie che si sono visti i progressi maggiori. Recenti studi internazionali hanno dimostrato, infatti, che, una volta riparata la valvola, i pazienti non solo stanno bene da un punto di vista sintomatologico, ma vivono di più, quindi abbiamo un miglioramento in termini sia di qualità di vita che di sopravvivenza L’importante è intervenire precocemente, prima che il cuore abbia subito dei danni irreversibili”.

Cosa ci riserva il futuro in tema di trattamento interventistico dell’insufficienza mitralica?

“Negli ultimi anni si sta seguendo il percorso che è stato fatto con la valvola aortica, ossia cercare non di ripararla, bensì di sostituirla per via percutanea specialmente nei casi in cui la riparazione della valvola mitrale non è applicabile.

Vi sono numerose valvole mitraliche in fase di sperimentazione che vengono utilizzate in sostituzione di quella vecchia, con una procedura mini-invasiva e questo sicuramente rappresenta la prossima frontiera della Cardiologia Interventistica che, grazie anche allo sviluppo della tecnologia, oggi sta permettendo interventi fino a qualche anno fa assolutamente impensabili”.

 

LA SOCIETÀ ITALIANA DI CARDIOLOGIA INTERVENTISTICA

Nata come Gruppo Italiano di Studi Emodinamici (GISE) nel 1975 e divenuta nel 2015 Società Italiana di Cardiologia Interventistica, l’Associazione raccoglie tutti i cardiologi interventisti d’Italia e più di 150 laboratori di Emodinamica.
Da oltre trent’anni raccoglie i dati provenienti dai laboratori, rappresentando dunque un punto di riferimento importante nel confronto con le Istituzioni.

In quest’ottica ha recentemente stipulato un accordo con AgeNaS. Oltre a questa attività nel campo della Cardiologia in generale, la Società svolge anche una mission educazionale verso i giovani cardiologi che si affacciano all’ambito interventistico, e ricopre un importante ruolo scientifico nel portare avanti molteplici studi sulle BEST Clinical Practice in Cardiologia, dal coronarico alla Cardiologia strutturale, la nuova frontiera della Cardiologia interventistica.
https://gise.it/

 

FONTE. Sanità&Benessere efocus n°32

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