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Tumore alla mammella, ecco le innovazioni messe in campo allo IEO

A parlarcene il Prof. Paolo Veronesi, Direttore della Divisione di Senologia Chirurgica dell’Istituto Europeo di Oncologia

Il tumore al seno è una malattia potenzialmente grave se non è individuata e curata per tempo. È dovuto alla moltiplicazione incontrollata di alcune cellule della ghiandola mammaria che si trasformano in cellule maligne. Negli ultimi 30 anni, sono stati fatti notevoli passi avanti nel trattamento di questa patologia. A parlarcene, il Prof. Paolo Veronesi, Presidente della Fondazione Umberto Veronesi, Professore Associato in Chirurgia Generale all’Università degli Studi di Milano e Direttore della Divisione di Senologia Chirurgica dell’Istituto Europeo di Oncologia (IEO). Laureato in Medicina e Chirurgia all’Università degli Studi di Milano, si è specializzato in Chirurgia Plastica e Ricostruttiva ed in Chirurgia Generale. Ha collaborato al perfezionamento delle tecniche di chirurgia conservativa del carcinoma mammario ed allo sviluppo della tecnica del linfonodo sentinella e della radioterapia
intraoperatoria quale complemento della chirurgia conservativa.

Prof. Veronesi, quali sono le innovazioni chirurgiche per il trattamento del tumore alla mammella sviluppate allo IEO?

Dal 1994 (anno di nascita dell’Istituto) ad oggi, abbiamo sperimentato diverse tecniche chirurgiche per il trattamento del tumore alla mammella, che si sono poi affermate in tutto il mondo. Prima fra tutte la chirurgia conservativa, messa a punto dall’Istituto dei Tumori di Milano, prima ancora della nascita dello IEO, ma che proprio noi abbiamo portato avanti. Abbiamo anche sperimentato la conservazione dei linfonodi ascellari, attraverso la biopsia del linfonodo sentinella e prodotto il primo studio randomizzato nel mondo ed aperto la strada all’utilizzo di questa tecnica per tutti i tumori mammari. Abbiamo sperimento con successo la tecnica di radioterapia intraoperatoria, con tutti i vantaggi che ne derivano, dal momento che le pazienti possono usufruire di trattamenti molto meno invasivi e meno lunghi, rispetto alla radioterapia tradizionale.

In cosa consiste questa tecnica?

Si tratta di effettuare un unico trattamento di radioterapia in sede di intervento, grazie all’utilizzo di acceleratori lineari mobili, che possono entrare ed uscire dalla sala operatoria. In sostanza il chirurgo asporta la parte malata della mammella, posiziona poi il collimatore dell’acceleratore lineare sulla zona intorno alla sede del tumore e dopo aver posizionato un disco di piombo per proteggere la parete toracica sotto la ghiandola mammaria, irradia solo la parte intorno alla zona del tumore asportato, che generalmente è la sede dove avviene l’85% delle recidive dei tumori. Pertanto si concentra il trattamento dove il rischio è maggiore. Con una dose esclusiva in un’unica somministrazione, in pazienti selezionate, si evita di fare 4 o 5 settimane di radioterapia post operatoria.

Quali sono le nuove frontiere nell’ambito del tumore alla mammella?

Stiamo assistendo al cambiamento di molte indicazioni chirurgiche. Sappiamo che i tumori della mammella non sono una malattia, ma tante diverse, ognuna con le proprie peculiarità. Esistono tumori molto sensibili alle terapie biologiche, per cui oggi è possibile far regredire completamente alcuni tipi di tumore con la sola terapia medica, anche se a questa segue comunque un intervento chirurgico. Però possiamo già immaginare in un prossimo futuro, che l’intervento non sia più indispensabile per alcuni sottotipi di tumore. Oggi inoltre sappiamo di più anche sulle pazienti, molte donne infatti possono avere una predisposizione genetica ad ammalarsi ed a titolo di prevenzione, dobbiamo pensare ad interventi chirurgici diversi rispetto alla tecnica conservativa, ossia che prevedano l’asportazione completa delle ghiandole mammarie se c’è già un tumore. Abbiamo messo a punto tecniche di mastectomia sempre più conservative dal punto di vista estetico. Una volta, questo tipo di intervento prevedeva l’asportazione di tutta la mammella, la pelle, il capezzolo, i linfonodi, oggi invece riusciamo a svuotare la mammella eliminando solo il tessuto ghiandolare, evitando di asportare la cute ed il complesso areola-capezzolo ed anche i linfonodi, se negativi, attraverso la tecnica del linfonodo sentinella. Viene quindi eseguita la ricostruzione immediata con protesi, garantendo così un ottimo risultato estetico pur a fronte dell’asportazione totale della mammella.

Quanto è importante la prevenzione?

Ha un ruolo essenziale. Abbiamo infatti esperienza di guarigione superiore al 98%, per carcinomi infiltranti non palpabili, diagnosticati solo grazie alla mammografia ed/od all’ecografia, e operati in questa fase preclinica, cioè prima che si rendano evidenti. In linea di massima consigliamo una mammografia annuale a partire dai 40 anni ed un’ecografia annuale dai 35 anni. Quest’ultima, integrata anche con una risonanza magnetica, deve essere eseguita con maggior frequenza nelle donne ad alto rischio genetico. Nelle donne post menopausa, se la mammella è prevalentemente adiposa, può invece essere sufficiente una mammografia annuale. Oltre alla prevenzione secondaria, che si identifica con la diagnosi precoce, è fondamentale la prevenzione primaria: corretti stili di vita, quindi adeguata alimentazione, astensione da fumo ed alcool e regolare attività fisica possono ridurre del 30% il rischio di ammalarsi.

Paolo Veronesi

Prof. Paolo Veronesi

Divisione di Senologia Chirurgica – Istituto Europeo di Oncologia (IEO)

Via G. Ripamonti, 435 – 20141 Milano
Segreteria: 02 – 57489725

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