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Diagnostica senologica nella diagnosi precoce del tumore della mammella

Ce ne parla il Prof. Gandini dell’Università di Torino

Fare una diagnosi precoce dei tumori della mammella è l’obiettivo principale, quasi l’unico, che si pone la diagnostica senologica. Ne parla il Prof. Giovanni Gandini, Professore di Radiologia dell’Università degli Studi di Torino, che si occupa di diagnostica senologica dagli albori dei primi  anni ’70.

Prof. Gandini, che cos’è la diagnostica senologica?

La diagnostica senologica consiste in una serie di accertamenti che iniziano con la visita clinica ed arrivano fino alla Risonanza Magnetica (RM), con l’obiettivo di diagnosticare il più precocemente possibile il tumore della mammella, perché la precocità della diagnosi condiziona in modo sostanziale il risultato finale. Nei tumori iniziali le guarigioni superano il 95/96%, con interventi non demolitivi, mentre se torniamo indietro di 40-45 anni, quando la diagnostica senologica era pochissimo diffusa, la sopravvivenza a 10 anni dal tumore della mammella era inferiore al 50% a fronte di interventi molto demolitivi, come la mastectomia, che prevedeva l’asportazione di tutta la mammella, dei muscoli pettorali e lo svuotamento del cavo ascellare, risultando un intervento devastante dal punto di vista psicologico. Anche per tale motivo molte donne non si sottoponevano agli opportuni accertamenti, pur in presenza di un nodulo al seno, per la paura di affrontare tale tipo di intervento.

Quanto è importante l’autopalpazione?

L’autopalpazione ha ancora un suo ruolo anche nelle pazienti che si sottopongono a controlli clinico-strumentali periodici; non bisogna infatti dimenticare che non c’è nessuno che conosce meglio di se stessa il proprio seno, così da riconoscere facilmente la comparsa di eventuali “novità”, rappresentate essenzialmente dalla comparsa di un nodulo e fare immediatamente riferimento ad un centro senologico qualificato. L’autopalpazione ha comunque un valore tranquillizzante per la donna e la raccomandazione è di eseguirla nei primi giorni dopo il ciclo mestruale, quando la ghiandola mammaria è meno in tensione.

Quali esami sono previsti nella diagnostica senologica?

Vi sono tutta una serie di accertamenti che sono condizionati dall’età della paziente, in quanto il tumore alla mammella è molto più diffuso al di sopra dei 40 anni; per tale motivo si raccomanda di iniziare a questa età i controlli periodici preventivi annuali (l’anno è la cadenza raccomandata per i controlli clinico-strumentali), eventualmente anticipando a 35 anni nelle pazienti con familiarità per il tumore della mammella. I primi accertamenti comprendono la visita clinica, l’ecografia e la mammografia, che sono fra loro complementari e vengono eseguiti contestualmente. Nelle pazienti al di sotto dei 35-40 anni si effettua la sola ecografia, mentre la mammografia viene eseguita solo a giudizio del radiologo-senologo. Infatti l’ecografia ha il vantaggio di non utilizzare radiazioni ionizzanti, anche se le dosi di radiazione che si somministrano con la mammografia sono attualmente molto inferiori rispetto al passato: nella mammografia digitale di oggi la dose che si riceve è assolutamente trascurabile, di oltre 100 volte inferiore a quella che veniva erogata una quarantina di anni fa. In realtà il tumore radioindotto è stato dimostrato solo nelle pazienti superstiti di Hiroshima e Nagasaki o nelle donne giovani, affette da tubercolosi, le quali, nel dopoguerra, venivano controllate con esami radioscopici quasi quotidiani. Il numero di tumori radioindotti da esami mammografici è assolutamente infinitesimale e comunque molto inferiore al numero delle pazienti che guariscono grazie alla diagnosi precoce mammografica del tumore al seno. Tutte le donne nelle quali gli esami clinico-strumentali hanno un risultato negativo vengono rimandate al controllo l’anno successivo, mentre nei casi dubbi o positivi si può proseguire in due direzioni: la prima consiste nell’eseguire direttamente l’agobiopsia, guidata dall’ecografia o dalla mammografia (stereotassica), che è una procedura relativamente semplice e quasi sempre dirimente. La seconda possibilità è eseguire la RM preventivamente alla biopsia: ciò consente da un lato di valutare meglio i reperti sospetti alla mammografia od all’ecografia e dall’altro di stadiare più correttamente i sospetti tumori multicentrici (che hanno più di un centro nella stessa mammella) o riconoscere più precisamente i risultati della chemioterapia pre-operatoria, la quale viene sistematicamente eseguita nelle lesioni più estese. Comunque a fronte della comparsa di un nodulo o comunque di un sospetto di patologia nella mammella ci si deve rivolgere ad un centro senologico qualificato, in quanto non ripeteremo mai abbastanza quanto la diagnosi precoce abbia cambiato il destino delle donne con un tumore della mammella.

Gandini

Prof. Giovanni Gandini

Clinica Fornaca di Sessant

C.so Vittorio Emanuele II, 91 – 10128 Torino
Segreteria: 011 5574150
giovanni.gandini@unito.it

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