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Tumore della vescica, dalle innovazioni in campo diagnostico alle strategie terapeutiche

A parlarcene il Prof. Gontero, direttore della Clinica Urologica  dell’Ospedale Molinette – Città della Salute e della Scienza di Torino

Il tumore della vescica è il settimo tumore più comunemente diagnosticato nella popolazione maschile in tutto il mondo e può avere un forte impatto negativo sulla qualità della vita della persona colpita. Inoltre, ancora oggi, la diagnosi e la sorveglianza post-trattamento per questo tipo di tumore sono fatte utilizzando principalmente metodiche invasive e costose con un forte disagio per il paziente. Proprio per questo, all’Ospedale Molinette – Città della Salute e della Scienza di Torino, ci si sta dedicando da anni allo studio di metodologie diagnostiche e terapeutiche meno invasive. A parlarcene, il Prof. Paolo Gontero, direttore della Clinica Urologica dell’Ospedale torinese.

Prof. Gontero, ci parli di questi studi sui nuovi marcatori diagnostici

La cistoscopia costituisce ancora oggi la procedura standard per la diagnosi ed il follow up del tumore alla vescica. Essa permette di fare una diagnosi di certezza mediante visualizzazione diretta della vescica attraverso uno strumento, il cistoscopio (una sonda con una telecamera e un’estremità che illumina) che deve essere introdotto attraverso l’uretra. Nonostante apparecchiature a fibra ottica o digitali di piccolo calibro, questo esame resta invasivo e gravato da un certo disagio per il paziente. L’esame citologico urinario, che ricerca le cellule tumorali presenti nelle urine, rappresenta un ottimo ausilio alla cistoscopia ma non è sufficientemente accurato per sostituirla. Da anni si sta quindi cercando un marcatore tumorale ideale che sia in grado se non di soppiantare completamente la cistoscopia, almeno di ridurne la frequenza di utilizzo nei pazienti che necessitano di sottoporsi periodicamente all’esame.

La nostra Clinica da anni si sta dedicando allo studio di un gruppo di proteine, denominate fosfoproteine, che sembrano essere molto promettenti per individuare precocemente la presenza di un tumore alla vescica attraverso un semplice campione di urina. Stiamo inoltre testando nell’ambito di uno studio clinico internazionale un altro marcatore (una proteina legata ai cromosomi) che dai dati preliminari sembra in grado di escludere la presenza di un tumore vescicale nel 98% dei casi. Se questi dati saranno confermati è possibile che potremo presto disporre di un test non invasivo da utilizzare in sostituzione della cistoscopia in molti casi.

Quindi l’obiettivo è quello di abolire la necessità di ricorrere alla cistoscopia?

La cistoscopia resta uno strumento fondamentale e, in casi selezionati, la utilizziamo con un sistema che ne aumenta la precisione, la cosiddetta “luce blu”: si tratta di un  colorante che viene iniettato in vescica prima dell’esame e che è in grado di colorare di viola le cellule tumorali che spesso sfuggono alla classica luce bianca. Questo esame permette non solo una migliore diagnosi, ma soprattutto un’asportazione più accurata della malattia durante l’intervento endoscopico di resezione.

Avete a disposizione anche nuove strategie terapeutiche?

Per la malattia vescicale “superficiale”, quando i tradizionali farmaci endovescicali non sono più efficaci, utilizziamo la Chemio-ipertermia (con un sistema a radiofrequenze denominato Synergo) oppure somministriamo i farmaci mediante iontoforesi (con un sistema denominato EMDA). Si tratta quindi di terapie non invasive, di II linea, che offriamo a pazienti selezionati ,con malattia ad alto rischio e non in grado di sopportare l’intervento chirurgico di asportazione totale della vescica.

Ci parli della chirurgia robotica. In cosa consiste?

L’intervento standard per il tumore della vescica infiltrante (cioè quello che invade la muscolatura vescicale) è ancora oggi rappresentato dall’asportazione totale della vescica (cistectomia radicale) e, quando possibile, dalla sua ricostruzione utilizzando l’intestino. Si tratta di un intervento invasivo, gravato da un decorso post operatorio impegnativo e non privo di complicanze. Negli ultimi anni stiamo utilizzando la tecnologia robotica con il sistema Da Vinci per effettuare la cistectomia radicale, sempre con l’obiettivo di essere meno invasivi. Sebbene non si sia ancora dimostrato un chiaro vantaggio della robotica rispetto alla chirurgia tradizionale, abbiamo riscontrato alcuni vantaggi soprattutto nei pazienti più giovani e nei pazienti obesi, in particolare abbiamo ottenuto un minor sanguinamento, la riduzione delle infezioni della ferita e vantaggi nel preservare la funzione sessuale. Il robot permette infatti di operare, con una visione tridimensionale, a diversi ingrandimenti, con movimenti estremamente precisi e  incisioni chirurgiche minime (di pochi millimetri).

Il trattamento del tumore della vescica rappresenta una delle “mission” della Clinica Urologica dell’Ospedale Molinette, dove le decisioni terapeutiche sono discusse all’interno di un team multidisciplinare costituito oltre che da urologi anche da oncologi e radioterapisti e dove esiste una stretta collaborazione con gruppi di ricerca sia afferenti all’Università degli Studi di Torino che di istituzioni straniere. 

Prof. Gontero picture 2015

Prof. Paolo Gontero

Direttore Clinica Urologica Molinette Università degli Studi di Torino

Corso Bramante, 88/90 – 10126 Torino
Segreteria: 011.0916518
Fax: 011.6706766
paolo.gontero@unito.it

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