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Antibiotico Resistenza, Sepsi e Covid: L’Associazione Culturale “G. Dossetti: i Valori” fa il punto

La pandemia di Covid-19 ha sottolineato ancora una volta la necessità di trattare la Sepsi come un’emergenza prioritaria. Fondamentali diagnostica precoce e trattamenti adeguati.

La Sepsi è una condizione clinica grave, potenzialmente letale e correlata a morbilità e mortalità elevate, che rappresenta un’emergenza a livello mondiale. I costi economici, oltre che di vite umane, associati alla Sepsi sono molto elevati. Nello scenario pandemico attuale, inoltre, circa il 20% dei pazienti con Covid-19 sviluppano complicanze come Sepsi o disfunzione d’organo multipla, contribuendo tragicamente al già enorme onere dei decessi per infezioni. Da qui la necessità di portare l’attenzione delle Istituzioni sul tema, come già da anni, sta facendo l’Associazione Culturale “Giuseppe  Dossetti: i Valori”, con cui, insieme a alcuni esperti del settore, abbiamo provato a fare il punto sull’argomento: il Prof. Silvio Gherardi, Presidente del Comitato Scientifico dell’Associazione, la Prof.ssa Stefania Stefani, Ordinario di Microbiologia presso il Dipartimento di Scienze Biomediche e Biotecnologiche dell’Università degli Studi di Catania, Presidente della SIM e Responsabile del Dip. Antibiotico resistenza del Comitato Scientifico dell’Associazione, il Prof. Pierangelo Clerici, Presidente dell’Associazione Microbiologi Clinici Italiani e Direttore dell’UO Microbiologia A.S.S.T Ovest Milanese e il Prof. Antonino Giarratano, Vice Presidente SIAARTI e Direttore di Anestesia e Rianimazione dell’Università Policlinico Giaccone di Palermo.

Quali nuove prospettive stanno emergendo per la cura e la prevenzione del Diabete?

“Non esiste cura senza prevenzione della ricorrenza di malattia. Nel Diabete di Tipo 1 quando si effettua un trapianto di cellule che producono insulina, ad esempio, il trattamento può portare alla guarigione (ossia all’indipendenza dall’uso di insulina esogena) ma poi la ricorrenza della malattia autoimmune resta in agguato e bisogna adottare strategie per prevenirla. Negli ultimi 10 anni le opzioni per il trattamento e la prevenzione del Diabete si sono notevolmente arricchite. Da un lato i trapianti di isole pancreatiche, in molti casi risolutivi, come trattamento dei casi più gravi in soggetti adulti, dall’altro molecole “scudo” come Vitamina D e Omega-3; ma anche polifenoli e attivatori delle sirtuine, come politadina e pterostilbene, sono oggetto di studi che potrebbero cambiare la nostra vision di come si possano prevenire malattie autoimmuni come il Diabete di tipo 1 o malattie croniche degenerative come il Diabete di tipo 2 e altre patologie neurodegenerative legate a invecchiamento, dieta e stile di vita”.

Dieta e stile di vita possono influire anche sull’insorgenza del Diabete di tipo 1?

“Se grandi passi in avanti sono stati condotti nel Diabete di tipo 2, notoriamente legato a dieta e stile di vita, studi recenti suggeriscono che diete scorrette e carenza di sostanze protettive possano aumentare il rischio di malattie autoimmuni come il Diabete di tipo 1, in cui le cellule delle isole pancreatiche preposte alla produzione di insulina vengono distrutte selettivamente dal sistema immunitario e costringono i pazienti a gestire i loro livelli di zucchero nel sangue attraverso la somministrazione giornaliera di insulina. Sempre più studi dimostrano l’importanza di stile di vita, dieta e l’assunzione di sostanze protettive, che nel caso di pre-Diabete e Diabete di tipo 2 possono migliorare la sensibilità all’azione dell’insulina e, nel caso del Diabete di tipo 1, modulare infiammazione e sistema immune prevenendo o ostacolando la progressione delle reazioni autoimmuni”.

Quali sono queste sostanze protettive in fase di studio?

“La Vitamina D e gli Omega-3 sono in fase di studio in trials clinici randomizzati prospettici, per determinare la possibilità di rallentare o arrestare la progressione del Diabete di tipo 1. In questi studi abbiamo osservato che, in quasi tutti i soggetti, l’esordio del Diabete di tipo 1 viene anticipato da livelli bassi di Vitamina D nel sangue e da un rapporto tra Omega-6 e Omega-3 sbilanciato. Inoltre, più è basso il livello di Vitamina D minore è la produzione residua di insulina all’esordio, indicando una maggiore “aggressività” della reazione autoimmune contro le cellule produttrici di insulina. Polifenoli e attivatori delle sirtuine stanno emergendo come fattori importanti per modulare il Sistema immune e l’infiammazione, contribuendo a mantenere un controllo metabolico efficace”.

Perché è importante avere livelli adeguati di queste sostanze protettive?

“Studi sperimentali hanno dimostrato che carenza di Vitamina D, livelli bassi di Omega-3 e livelli alti di Omega-6 risultano in una insufficiente capacità del nostro Sistema immune a modulare reazioni iper-immuni e iper-infiammatorie, che in mancanza di fattori protettivi, possono risultare in una patologia autoimmune come il Diabete di tipo 1 o nel caso di un soggetto predisposto a Diabete di tipo 2 possono aumentare la resistenza all’azione dell’insulina, che in questo caso deriva dallo stato infiammatorio silente legato alla dieta”.

Che test si possono fare per valutare se le nostre difese sono a livelli ottimali?

“È possibile valutare lo stato di infiammazione silente legato alla dieta con un semplice test che misura il rapporto tra Omega-6 e Omega-3 nel sangue usando due markers “surrogati”: il test dell’infiammazione, o rapporto AA/EPA (Acido Arachidonico / Acido Eicosapentaenoico), che valuta lo stato infiammatorio silente del soggetto collegato alla dieta. Se alla carenza di Vitamina D e Omega-3 si aggiunge un’alimentazione ricca di zuccheri raffinati e povera di sostanze protettive come polifenoli e attivatori delle sirtuine, può aumentare il rischio di malattie autoimmuni come il Diabete di tipo 1. L’integrazione di queste sostanze protettive a una dieta sana potrebbe aiutare la prevenzione non solo del Diabete, ma anche di infezioni virali gravi, come il Covid-19, e malattie croniche legate all’invecchiamento”.

Sul fronte della cura dei casi più gravi di Diabete di tipo 1 che novità stanno emergendo?

“Il risultato più importante è probabilmente legato al trapianto di isole pancreatiche, un’opzione terapeutica che ha permesso ad alcuni pazienti di vivere senza avere bisogno di iniezioni di insulina anche per un tempo superiore ai 10 anni. Si tratta di una terapia cellulare che consiste nel prelevare le cellule produttrici di insulina dal pancreas di un donatore, purificarle e trapiantarle nel paziente in modo da ripristinare la loro capacità di produrre l’insulina senza la necessità di doversi sottoporre a iniezioni. La procedura consente di raggiungere e mantenere profili glicemici ottimali e studi recenti hanno dimostrato che, nonostante l’assunzione di farmaci anti-rigetto, la sopravvivenza di pazienti adulti a 20 anni dal trapianto è addirittura superiore a quella riportata in letteratura per soggetti della stessa età trattati con solo terapia insulinica. Il 2021 vedrà anche i primi trapianti di cellule che producono insulina derivate dalle staminali che potrebbero porre fine al limitato numero di donatori d’organo e la sperimentazione di nuove molecole immuno-modulanti che sostituiranno i farmaci anti-rigetto”.

Queste strategie potrebbero servire anche per malattie virali come il Covid-19?

“Studi recenti hanno sottolineato come alcuni nutrienti e sostanze protettive potrebbero avere un ruolo critico non solo per la prevenzione di malattie autoimmuni o croniche degenerative legate all’invecchiamento, ma anche aiutarci in questa emergenza Covid-19. Mi riferisco a sostanze come Vitamina D3, acidi grassi Omega-3, polifenoli e attivatori delle sirtuine come polidatina, pterostilbene, onochiolo, e altre sostanze naturali come lattoferrina, fisetina e quercetina, tuttora in fase di studio e discusse più in dettaglio sul sito www.fit4Pandemic.com. Inoltre, abbiamo appena concluso uno studio clinico internazionale che ha avuto un successo significativo sulla sopravvivenza e tempo di guarigione di soggetti affetti da forme gravi di Covid-19, grazie a infusioni intravenose di cellule staminali mesenchimali derivate dal cordone ombelicale, le stesse cellule cha avevamo già utilizzato con successo per il trattamento del Diabete di tipo 1, e che sono ora in fase di studio anche per altre malattie autoimmuni”.

Contatti

Associazione Culturale “G. Dossetti: i Valori”

Via Giulio Salvadori, 16 – 00135 Roma

Tel. +39 06 3389120

Mail: segreteria@dossetti.it

www.dossetti.it

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