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La tecnica dell’Embolizzazione, un valore aggiunto per ospedali e pazienti

Le tecniche endovascolari mininvasive come l’Embolizzazione comportano notevoli vantaggi nella cura di diverse patologie e anche in termini di ospedalizzazione e di ripresa indolore e rapida per pazienti di ogni età.

 

Il Dott. Vittorio Pedicini si occupa di Radiologia Interventistica da 25 anni; in Humanitas dal ’98, oggi è Responsabile della Sezione di Radiologia Interventistica, occupandosi, con un équipe di 4 medici e in collaborazione con tutte le Unità Operative della struttura, di tutto quello che riguarda la Radiologia Interventistica Vascolare e non, dalle procedure in campo oncologico alle urgenze. È lui a parlarci di una delle tecniche maggiormente utilizzate da questa branca della medicina per risolvere diverse patologie: l’Embolizzazione.

 

Dottore, cosa si intende per Embolizzazione?

“L’Embolizzazione è una delle tecniche endovascolari a disposizione del Radiologo Interventista che consente di chiudere un vaso sanguigno, arterioso o venoso, con lo scopo di interromperne il flusso in un determinato tessuto o organo. La procedura si svolge in anestesia locale e consiste nel passare attraverso un’arteria in genere periferica, come la femorale che è all’inguine, che viene punta e non tagliata, per raggiungere con dei piccoli cateteri il punto di interesse da trattare. L’intervento è preceduto da una prima fase diagnostica, per vedere esattamente dov’è l’area da occludere: Oggi la tecnologia ci consente di avere sistemi di visione sempre più sofisticati che ci permettono di mirare in modo sempre più preciso il bersaglio e decidere come chiudere il vaso. A seconda della patologia da trattare, si possono usare, infatti, sistemi e materiali differenti”.

 

Quali sono i principali dispositivi di chiusura?

“Per chiudere il vaso esistono varie armi di diverse dimensioni: piccole spirali metalliche, particelle, o ancora colle, che si iniettano all’interno dell’arteria per chiuderla. Ultimamente uno degli agenti embolizzanti liquidi più utilizzati è la colla Gubran 2 (NBCA+MS: N-Butil-2CianoAcrilato-Metacrilossi Sulfolano) molto efficace e rapido nel creare un embolo nel punto in cui viene rilasciata la colla, determinando un’occlusione precisa del vaso in quel territorio. Un sistema utile nei sanguinamenti di urgenza che, con costi relativamente bassi, risolve il problema in maniera veloce. E, ancora, in altre situazioni è possibile chiudere il vaso iniettando un farmaco come ad esempio un chemioterapico in caso di tumori, per curare localmente la patologia”.

 

Per quali patologie e per quali scopi si utilizza l’Embolizzazione?

“L’Embolizzazione dà la possibilità di fermare il sangue in un punto specifico o di interrompere un sanguinamento in atto nelle manovre di emergenza o, ancora, di privare in generale un determinato tessuto della vascolarizzazione, inducendone la necrosi. In quest’ultimo caso, questa necrosi indotta in determinati settori, permette di curare alcuni tumori – sia benigni sia maligni primitivi e metastatici – che si alimentano, per vivere, di un nutrimento vascolare. Chiudendo, infatti, localmente queste aree vascolari che afferiscono a determinate aree patologiche con una Embolizzazione selettiva e lasciando non colpite le aree sane, possiamo procedere con dei trattamenti conservativi a cielo chiuso, con un riassorbimento naturale dell’area cicatriziale e senza accessi invasivi come potrebbero essere i tagli. Il campo di impiego dell’Embolizzazione è davvero molto vasto e spazia da trattamenti fatti in elezione per diverse patologie a trattamenti in urgenza”.

 

Quali vantaggi comporta la tecnica di Embolizzazione?

“Nelle urgenze consente di fermare in modo rapido un sanguinamento prima che il paziente venga  sottoposto all’intervento chirurgico oppure di poter mandare lo stesso in sala operatoria dopo essere stato stabilizzato. L’Embolizzazione è inoltre molto utile anche nei casi di sanguinamento post operatorio, un evento che può verificarsi talvolta dopo un intervento chirurgico. In questi casi, in Ospedali attrezzati come il nostro, con una Radiologia Interventistica sempre presente, c’è la possibilità di risolvere l’emergenza andando a chiudere il vaso sanguinante senza dover riaprire il paziente, limitando quindi di molto il danno biologico e il tasso di mortalità. Ma i vantaggi sono presenti anche in caso di interventi cosiddetti elettivi, ossia quelli programmati non per recuperare un danno acuto ma per trattare una patologia come ad esempio un aneurisma, fistole, tumori o fibromi uterini, che possono essere trattati senza intervenire in maniera invasiva. L’accesso mini invasivo della Radiologia Interventistica ha dunque un grosso impatto sia a livello ospedaliero perché, comportando tempi di ospedalizzazione più corti e convalescenze virtuali, riduce di molto i costi e garantisce un turn over di letti preziosissimo per poter curare più persone; ma anche per il paziente: il fatto di rimettersi in piedi in tempi rapidissimi e senza danni muscolari, porta benefici sia alle persone anziane, che soffrono molto i lunghi allettamenti, sia ai giovani, che hanno necessità di tornare quanto prima alla loro attività lavorativa”.

 

Come potrebbe evolversi ulteriormente la Radiologia Interventistica?

“Queste tecniche, tutto sommato abbastanza recenti, hanno sicuramente davanti ancora un futuro di grande evoluzione: come per le altre branche della medicina, anche per noi l’obiettivo è sempre quello di ottenere gli stessi risultati ottimali, se non migliori, in termini di efficacia, con la sempre minore invasività. Sicuramente il miglioramento continuo delle tecniche di visualizzazione – dalle TAC a disposizione nella sala angiografica agli apparecchi ibridi, dallo sviluppo delle ecografie con sistemi di navigazione alla realtà virtuale – rende sempre più facile l’individuazione del bersaglio consentendoci di essere più precisi e dando quindi alla Radiologia Interventistica la possibilità di proporsi sempre più come soluzione parallela o alternativa alla Chirurgia tradizionale, che comunque negli ultimi vent’anni ha fatto anch’essa molti passi avanti in fatto di mini invasività (basti pensare alla robotica o alla laparoscopia)”.

Contatti

Dott. Vittorio Pedicini

Responsabile Radiologia Vascolare e Interventistica Humanitas Research Hospital

Via Manzoni, 56 Rozzano (MI)

Tel: 02 82246665

Mail: vittorio.pedicini@humanitas.it

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